Conte lima il piano Stati Generali, faro su investimenti

Il presidente del Consglio Giuseppe Conte al telefono a Palazzo Chigi prima di presiedere il vertice di maggioranza sulla manovra
Il presidente del Consglio Giuseppe Conte al telefono a Palazzo Chigi prima di presiedere il vertice di maggioranza sulla manovra, Roma, 5 dicembre 2019. (Filippo Attili/Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Due giorni al lavoro, lontano dai riflettori, per presentarsi alla riunione di maggioranza prevista nelle prossime ore con una bozza di piano concreta. Giuseppe Conte punta tutto sugli Stati Generali dell’economia, nonostante l’offensiva del Pd, gli attacchi di Confindustria e il “no” al dialogo arrivato da Fdi-Lega.

“L’urgenza di agire non è un mio capriccio”, è il messaggio che Conte manda ai Dem, provando ad accelerare su almeno due-tre macro-temi: dalla semplificazioni al rilancio delle infrastrutture e agli incentivi per gli investimenti. Proprio le semplificazioni e lo sblocca-cantieri dovrebbero essere oggetto del prossimo decreto del governo. Sarà questo il primo atto del Piano della Rinascita che ha in mente Palazzo Chigi.

Non sarà facile anche perché, come ragionava il premier già alcuni giorni fa, il dl andrà a toccare gangli della burocrazia difficilmente sradicabili. Di fronte alle rimostranze emerse dal Pd, tuttavia, Conte sceglie di tirar dritto. Puntando forse su due fattori: il favore del consenso, ancora molto alto; e la possibile reazione che una sua defenestrazione potrebbe innescare in una parte della maggioranza.

“C’è da pensare che dietro il disappunto Pd ci sia la bieca intenzione di sfilargli la poltrona usando a pretesto l’immobilismo che vogliono essi stessi creare”, ipotizza la senatrice M5S Barbara Lezzi. Certo, mai come nella fase 3 a Conte toccherà fare l’equilibrista. Domani la Direzione del Pd tornerà sulla questione Stati Generali aumentando il raggio d’azione del pressing Dem su Conte e il M5S.

“L’importante è che “siano un inizio e non una falsa partenza. Bisogna arrivare all’appuntamento per usare i fondi Ue con idee chiare”, avverte il vice segretario Pd Andrea Orlando, che definisce il cambio premiership come “voci che respingiamo”. Il M5S, nel frattempo, fa scudo al premier ma, con Luigi Di Maio, in qualche modo “anticipa” un primo assaggio del piano riforme convocando alla Farnesina, domani mattina, mezzo governo (da Gualtieri a Franceschini a Pisano) Regioni e imprese per il “patto per l’export e il Made in Italy”.

“C’è un grande lavoro di squadra, c’è il massimo sforzo della Farnesina, ma c’è anche la grande sinergia con gli altri ministeri”, sottolinea Di Maio che, si spiega, mette così sul tavolo il primo “piano concreto” sul rilancio dell’economia. Gli Stati Generali, probabilmente da giovedì al weenkend, vedranno al tavolo governo, parti sociali, associazioni di categoria e personalità varie e si preannunciano come uno “start” al piano di riforme.

E Conte sarà chiamato da un lato a correre e dall’altro a parare le crescenti spinte centripete nella maggioranza. Spinte che, dal dossier Autostrade al Mes, hanno alcuni snodi cruciali sebbene, proprio sul fondo Salva-Stati, il “sì” di Roberta Lombardi e del viceministro Pier Paolo Sileri oggi aprano uno squarcio nel muro pentastellato.

“In tutti questi mesi ho sentito dire in continuazione: Conte cade. Ma come si vede e si vedrà, non è così”, assicura il premier nello stesso giorno in cui il presidente Sergio Mattarella, in un occasione del 50/o anniversario delle prime elezioni Regionali, torna evocare unità e superamento dei conflitti istituzionali. E, in queste ore, Conte sembra trovare una sponda inattesa.

Quella di Matteo Renzi definisce “incomprensibili” le polemiche del Pd e invita tutti a passare ai fatti quasi “investendo” Silvio Berlusconi del ruolo di “responsabile”. Il leader di FI, da qualche giorno, ha in effetti dato una sterzata alla sua opposizione aprendo al dialogo con il governo senza, tuttavia, neppure accennare al suo ingresso in maggioranza. Ingresso che, pur avendo il placet di Conte, non incasserebbe mai il sì del Movimento preoccupati dalla reazione che una simile svolta avrebbe sul loro elettorato.

(di Michele Esposito/ANSA)

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