Decreto elezioni torna in aula alla Camera: 13 o 20 settembre

Risultati della votazione finale sul decreto Cura Italia in Aula della Camera
Risultati della votazione finale sul decreto Cura Italia in Aula della Camera, Roma, 24 aprile 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Riprende domani alla Camera l’iter del decreto sulle prossime elezioni regionali: un confronto tutto in salita che vede, nello stesso momento, uno scontro trasversale non solo tra maggioranza e opposizione ma anche tra governo centrale e regioni.

Al momento l’esecutivo è orientato a scegliere una data tra il 13 o il 20 settembre, ma ancora non c’è alcun accordo non solo su quando votare ma anche su cosa votare. Sempre palazzo Chigi, infatti, auspica un election day, ovvero tenere lo stesso giorno le elezioni regionali e il referendum sul taglio dei parlamentari. Ma non tutti sono d’accordo.

Forza Italia sente puzza di bruciato e annuncia di fare le barricate ove mai il governo volesse mettere la fiducia su una ipotesi del genere. “Sarebbe una vera porcata contro cui ci opporremmo con tutti i mezzi parlamentari”, assicura un dirigente azzurro.

Secondo la stessa fonte, proprio i Cinque Stelle punterebbero a una soluzione di questo tipo per due ragioni: la prima è aumentare l’affluenza su una consultazione referendaria che potrebbe essere molto meno sentita rispetto al passato, la seconda ragione per volere l’election day e far sì che il voto referendario faccia da traino per le regionali, insomma, spinga molti potenziali elettori pentastellati, magari delusi, a recarsi alle urne e votare anche per il Movimento nel rinnovo dei consigli regionali.

La data del voto mette sul piede di guerra anche i governatori che chiedono di accelerare e fissare la data delle urne o il 27 luglio o il 6 settembre. Tempi troppo stretti per l’opposizione che invece vorrebbe addirittura arrivare ad ottobre. Un modo per avere a disposizione più tempo nella trattativa per le candidature su cui Fi, Lega e Fratelli d’Italia sono ancora distanti.

I nomi infatti su cui si era trovato un accordo sono stati rimessi in discussione. In particolare, ad alzare la tensione sono le sfide in Puglia e in Campania. Da tempo la Lega esprime forti riserve su Raffaele Fitto (candidato in quota Fdi) e su Stefano Caldoro, scelto da Forza Italia per sfidare De Luca.

Domani è in programma un vertice di centrodestra, tuttavia alla vigilia del confronto, sia Fratelli d’Italia, sia Forza Italia, fanno sapere alla Lega che “pacta sunt servanda”, che rispetto all’accordo generale sancito mesi fa, indietro non si torna. Insomma Fitto e Caldoro non si toccano.

Una presa di posizione su cui il partito di Salvini non replica ufficialmente ribadendo però quale sia il suo obiettivo: la Lega – ragionano a via Bellerio – punta ad essere il primo partito in tutte le regioni che andranno al voto e per questo è al lavoro per una coalizione forte, unita e innovativa rispetto alla sinistra che sceglie il vecchio e le ammucchiate.

L’accordo al momento resta in salita anche se gli azzurri ricordano all’alleato che già ai tempi della scelta del candidato in Emilia, malgrado i loro dubbi sulla Borgonzoni, la Lega non volle sentire ragioni. E ora – aggiungono – non può pretendere di mettere il becco in casa d’altri. Anche Fratelli d’Italia tiene il punto, facendo notare che gli ultimi sondaggi smentiscono le riserve leghiste, dando molto competitivi sia Raffaele Fitto, sia Stefano Caldoro.

(di Marcello Campo/ANSA)

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