Pentagono contro Trump: “Niente truppe contro le proteste”

Un automobilista vede passare una manifestazione di protesta a New York.
Un automobilista vede passare una manifestazione di protesta contro la brutalitá della polizia a New York, dopo la morte di George Floyd. (ANSA/EPA)

WASHINGTON.  – Le proteste per l’uccisione di George Floyd sono diventate meno violente nell’ultima notte ma hanno appiccato il fuoco dentro l’amministrazione americana.

Questo mentre alla vigilia dei funerali a Minneapolis con la partecipazione di Joe Biden l’attorney general locale si prepara a contestare altre imputazioni, forse per gli altri tre poliziotti coinvolti nel soffocamento dell’afroamericano.

Travolto dalle accuse di aver politicizzato l’esercito, il capo del Pentagono Mark Esper è uscito allo scoperto in una conferenza stampa prendendo le distanze da Donald Trump, sia dalla sua minaccia di usare le truppe per fermare le rivolte sia dalla sua controversa foto con la Bibbia davanti alla St. John Church, di fronte alla Casa Bianca, dopo aver fatto sgomberare la folla con lacrimogeni e proiettili di gomma.

Il segretario alla Difesa si è detto contrario ad invocare l’Insurrection Act del 1807, la legge che consente di impiegare le truppe contro disordini e insurrezioni e che fu usata l’ultima volta nel 1992 contro le sommosse a sfondo razziale scoppiate nella città di Los Angeles. “L’opzione di usare l’esercito nel ruolo di polizia dovrebbe essere l’ultima spiaggia e solo nelle situazioni più urgenti e gravi ma ora non siamo in uno di questi momenti”, ha spiegato, sconfessando così il presidente.

“Il mio obiettivo è quello di tenere le forze armate fuori della politica”, ha assicurato, anche se nel frattempo 1600 soldati sono stati schierati nei dintorni della capitale per intervenire in caso di necessità.

Esper ha anche riferito che lunedì sera sapeva che avrebbe accompagnato il tycoon alla chiesa di St. John ma non che avrebbe partecipato ad una “photo opportunity” con Trump che reggeva in mano la Bibbia accanto a vari esponenti dell’amministrazione: una “strumentalizzazione politica” criticata dai vertici religiosi non solo locali, mentre oggi il Papa, pur condannando la violenza delle ultime notti come “autodistruttiva e autolesionista”, ha sollecitato a “non tollerare o chiudere un occhio sul razzismo e sull’esclusione in qualsiasi forma”.

Come se non bastasse, il capo del Pentagono ha annunciato di aver chiesto al segretario dell’esercito Ryan McCarthy di avviare un’indagine sull’uso di un elicottero militare (un Black Hawk) da parte della Guardia Nazionale che è stato filmato nello stesso giorno mentre sorvolava a bassa quota i manifestanti vicino alla Casa Bianca con l’apparente scopo di intimidirli e disperderli. “Voglio sapere perché, cosa è successo, chi è coinvolto, quali ordini sono stati dati o meno, se c’era una questione di sicurezza con un velivolo che volava così basso”, ha detto. Quanto basta per innescare uno scontro con il presidente, che secondo la Cnn si sarebbe già detto “non contento” dallo smarcamento di Esper.

Intanto il tycoon cerca di accreditare una nuova narrativa dei fatti. In un’intervista alla Fox ha assicurato che quando lunedì è uscito a piedi dalla Casa Bianca non sapeva che c’erano i manifestanti, ha negato l’uso dei lacrimogeni e raccontato che il suo gesto con la Bibbia è stato apprezzato da molti leader religiosi. Ma ciò che gli premeva di più è precisare che nel bunker della Casa Bianca c’è stato per “pochissimo tempo, di giorno e più per un’ispezione” che per una vera emergenza.

Ormai però quello di Trump è un quotidiano bunker elettorale, da dove, osserva Politico, fa campagna come Richard Nixon e George Wallace a fine anni Sessanta “ma in realtà è come Lyndon Johnson, un uomo che ha perso il controllo della macchina”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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