Hong Kong, la polizia vieta la veglia per Tienanmen

Charlie Cole
Il fotoreporter Charlie Cole e la sua famosa foto della Piazza Tienanmen. (Rosario3.com)

PECHINO.  – Hong Kong non avrà la tradizionale veglia con candele del 4 giugno per ricordare le sanguinose vicende di piazza Tienanmen: per la prima volta in 30 anni, la polizia ha opposto “una lettera di obiezione”, motivata dalle regole sul distanziamento sociale per contenere la diffusione del Covid-19 la cui scadenza è prevista nello stesso giorno.

Lee Cheuk-yan, presidente della Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements in China, l’associazione di attivisti che si batte per una Cina democratica e che organiza l’evento, ha confermato che la cerimonia è stata dichiarata fuorilegge e che le autorità hanno citato la “significativa minaccia” per la vita e la salute pubblica, dato l’alto rischio di trasmissione del coronavirus.

In previsione del responso favorevole, l’associazione ha pianificato una simbolica veglia online, ben altra cosa rispetto alle decine di migliaia di persone riunitesi puntualmente a Victoria Park dal 1990.

La mossa assume naturalmente contorni ben più allarmanti in considerazione della decisione della Cina d’imporre la scorsa settimana la sua controversa legge sulla sicurezza nazionale nell’ex colonia, alimentando le proteste dei Paesi occidentali e spingendo gli Usa ad annunciare la possibile eliminazione di qualsiasi trattamento preferenziale concesso ai territori sulla base della perdita di autonomia rispetto al governo di Pechino.

Le regole sul distanziamento sociale impediscono raduni con più di otto persone, ma i funzionari di Hong Kong hanno negato qualsiasi coincidenza voluta per impedire la veglia.

Lee ha spiegato che otto persone in tutto saranno a Victoria Park dove accenderanno candele, come un ideale via libera a una fiaccolata in tutta la città, osservando un minuto di silenzio alle 20:09 (14:09 in Italia). “Onoreremo individualmente il ricordo – ha notato Lee -. Mi auguro che possano esserci luci accese in vari distretti nella città con le nostre a Victoria Park. Ogni candela è un’iniziativa personale, non una riunione”.

Il massacro di Tienanmen accadde il 4 giugno del 1989, alla fine di mesi di dimostrazioni degli studenti per le riforme in senso democratico e che vide la grande piazza di Pechino, con l’ingresso della Città Proibita e il mausoleo di Mao Zedong, il cuore della protesta. Centinaia, forse migliaia, furono le vittime della repressione dell’Esercito di liberazione popolare, mobilitato per stroncare le manifestazioni.

Anche nella vicina Macao, la Court of Final Appeal ha vietato sempre per la salute pubblica, un evento simile proposto dalla Democratic Development Union, in aggiunta alla cancellazione di maggio di una mostra fotografica dedicata al massacro.

Dura la protesta di Amnesty International, secondo cui le paure sul Covid-19 sono state usate strumentalmente per evitare la veglia. “Con questo divieto e con la disastrosa legge sulla sicurezza nazionale, non è chiaro se i fatti di piazza Tienanmen potranno essere ricordati ancora a Hong Kong”, ha commentato Joshua Rosenzweig, vice direttore per il Sudest asiatico.

A un programma della radio pubblica Rthk, Maria Tam, deputata del parlamento di Pechino per conto dell’ex colonia, ha tentato di abbozzare i contorni degli slogan ammissibili nelle future manifestazioni a Hong Kong: “Se qualcuno dice ‘fine al partito unico’ (il Partito comunista cinese, ndr), allora è meglio lasciare il corteo ed evitare guai con la legge”, ha aggiunto, indicando i segnali di una nuova normalità.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

Lascia un commento