Trump nel bunker, Casa Bianca assediata dalle proteste

Un gruppo di polizziotti s'inginocchia in segnale di appoggio ai manifestanti, durante un rally a Coral Gables, Florida .
Un gruppo di polizziotti s'inginocchia in segnale di appoggio ai manifestanti, durante un rally a Coral Gables, Florida .(ANSA/AFP Eva Marie UZCATEGUI

WASHINGTON.  – Gli agenti del Secret Service venerdì sera hanno subito capito che la tensione attorno alla Casa Bianca stava montando pericolosamente e che, di fronte alla crescente marea di manifestanti, ben poco avrebbero potuto fare in attesa dell’arrivo degli uomini della Guardia Nazionale.

Così, tra le mura dello Studio Ovale, la clamorosa decisione: trasferire d’urgenza Donald Trump e la sua famiglia nell’angusto bunker situato proprio sotto gli appartamenti presidenziali.

Lì Trump, insieme alla first lady Melania e al figlio Barron, è rimasto per circa un’ora, mentre la protesta divampava a Washington, con scene di guerriglia urbana, e in oltre 40 città americane. Una folla enorme che per tutto il weekend ha continuato a scendere in strada per chiedere giustizia di fronte all’atroce morte di George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso a Minneapolis per mano della polizia.

Un brutto colpo all’immagine del tycoon, leader di un Paese che appare sull’orlo del caos e per di più costretto – anche se solo per precauzione – a rifugiarsi, a nascondersi nella struttura a prova di bomba atomica immaginata per proteggere il presidente dalle emergenze più gravi e per resistere ad attacchi nemici in tempi di guerra o ad aggressioni terroristiche.  Era infatti dagli attentati dell’11 settembre 2001, quando alla Casa Bianca c’era George W.Bush, che non si ricorreva al bunker.

Ecco allora che l’ira di Trump è esplosa nella teleconferenza con i governatori dei vari Stati americani, dopo la sesta notte di proteste degenerate quasi ovunque in scontri e devastazioni, da Minneapolis a Boston, da Los Angeles a Philadelphia, da Seattle a Chicago. Anche New York è stata messa a ferro e fuoco dai manifestanti più facinorosi, che hanno vandalizzato e saccheggiato molti negozi soprattutto nell’area di Soho. Mentre in Iowa si è sparato, con due morti e un agente ferito.

Oltre 4.000 gli arresti dall’inizio delle proteste, mentre proprio attorno alla Casa Bianca ben 50 agenti del Secret Service sono rimasti feriti. Così in tutta Washington sono stati decretati altri due giorni di coprifuoco, dalle sette di sera alle sei del mattino.

Il presidente, usando toni duri e brutali, ha dato degli “idioti” a quei governanti locali che secondo lui stanno dimostrando debolezza: “Dovete dominare! Se non lo fate sprecate solo il vostro tempo. E se non arrestate quei manifestanti e non li lasciate in carcere per un lungo periodo di tempo vi travolgeranno!”, ha urlato il tycoon, come testimonia l’audio diffuso da alcuni media. “Dovete usare la forza”, ha continuato, mentre la Casa Bianca spiegava che per il presidente è ora di ripristinare “l’ordine e la legalità”.

Toni diametralmente diversi quelli scelti da Barack Obama, che in un lungo articolo postato su Twitter ha sottolineato come le proteste rappresentino “la legittima frustrazione per decenni di fallimenti nel tentativo di riformare la polizia in America, anche se – ha aggiunto – non ci sono scuse per le violenze”. Ma per l’ex presidente “la maggioranza dei manifestanti è pacifica, coraggiosa, responsabile e merita rispetto e sostegno, non condanna”.  La vera sfida, insomma, è “trasformare questo momento in un vero punto di svolta che porti a un cambiamento reale”.

Quel “change” che ha ispirato tutta la sua carriera politica: “Dobbiamo lottare per assicurarci un presidente, un Congresso, una giustizia che veramente riconoscano il ruolo corrosivo che il razzismo continua a rivestire nella nostra società”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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