‘Ndrangheta: appalti pilotati per favorire le cosche

Agenti della Guardia di Finanza realizzano una perquisizione. (ANSA)
Agenti della Guardia di Finanza realizzano una perquisizione. (ANSA)

CATANZARO. – Appalti per un valore di oltre 100 milioni di euro spartiti tra un cartello di imprese che riuscivano ad ottenerli grazie alle agevolazioni della cosca Piromalli di Gioia Tauro – una delle più potenti del panorama ‘ndranghetista – frodando sistematicamente la Regione Calabria e l’Ue.

A infliggere un colpo durissimo agli appetiti della ‘ndrina e degli imprenditori che le ruotavano intorno, sono stati i finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria e dello Scico che, coordinati dalla Dda reggina, hanno portato alla luce un sistema di cui, secondo l’accusa, facevano parte 57 imprenditori che con decine di imprese si sarebbero aggiudicati 22 lavori pubblici nel periodo compreso tra il 2007 ed il 2013 assegnati dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, nonché dalla Stazione Unica Appaltante di Reggio Calabria.

Un sistema che si reggeva anche grazie alla collaborazione di funzionari pubblici infedeli, tra i quali Giovanni Fiordaliso, del Compartimento Anas di Reggio Calabria, già sospeso nel 2017 perché coinvolto in una precedente inchiesta. Nell’indagine è rimasto coinvolto anche il deputato della Lega Domenico Furgiuele, indagato in qualità di legale rappresentante dell’impresa Terina, da cui è uscito dopo la sua elezione in parlamento, avvenuta due anni fa.

Due gli appalti che vedono coinvolta la società che Furgiuele amministrava: la realizzazione dell’eliporto a supporto dell’ospedale di Polistena “Santa Maria degli Ungheresi” e i lavori di ripristino della viabilità a San Giorgio Morgeto. Per lui la Dda reggina ipotizza il reato di turbata libertà degli incanti.

Grazie al cartello di imprese, i Piromalli si sarebbero guadagnati una rilevante “tangente ambientale”, garantendo la realizzazione dei lavori. Per vincere gli appalti, il cartello ricorreva ad offerte concordate in precedenza e quand’anche non riusciva a vincere, secondo l’accusa, rientrava comunque nei lavori grazie a subappalti o procedure di nolo.

Per massimizzare il guadagno, le imprese non andavano per il sottile, utilizzando materiali scadenti o difformi dal capitolato. Tanto, secondo gli investigatori, i funzionari incaricati dei controlli omettevano collaudi statici e le prove sulla qualità e sullo spessore degli asfalti.

Un sistema che avrebbe riguardato anche i lavori di ammodernamento del lungomare di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, il Palazzetto dello sport, il parcheggio interrato e il Centro polifunzionale di Gioia Tauro, nonché il Centro polisportivo di Rosarno. E avrebbero riguardato anche i lavori di ammodernamento dell’autostrada A2 Del Mediterraneo.

In quest’ultimo caso, l’imprenditore Domenico Gallo, indicato dagli investigatori come il “dominus” di numerose società fornitrici di bitume e calcestruzzo, avrebbe frodato svariati contratti grazie a quello che è stato definito come lo “stabile rapporto corruttivo” con l’ex funzionario Anas Giovanni Fiordaliso, a cui sarebbero andati beni di lusso e promesse di incarichi oltre a 94mila euro corrisposti a sua moglie per prestazioni di lavoro mai effettuate.

A conclusione dell’inchiesta, i finanzieri hanno posto 14 persone ai domiciliari, a 20 hanno notificato l’obbligo di presentazione alla Pg, a 29 il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale ed hanno sequestrato beni per oltre 103 milioni di euro.

(di Alessandro Sgherri/ANSA)