In Iran il Parlamento fondamentalista sfida Rohani

Hassan Rouhani
Il presidente iraniano Hassan Rouhani. (ANSA/EPA)

TEHERAN. – Un ex generale delle Guardie della Rivoluzione eletto per guidare il Parlamento iraniano. La scelta fatta oggi dall’assemblea uscita dalle elezioni del 21 febbraio è un segnale chiaro: le varie anime del fronte conservatore si coalizzano per mettere fine una volta per tutte ai tentativi del presidente Hassan Rohani di avviare una politica di apertura verso l’Occidente e di varare riforme interne per una sia pur timida liberalizzazione.

Il nuovo speaker, Mohammad Baqer Qalibaf, già sindaco di Teheran, è il rappresentante più autorevole di un’alleanza tra i cosiddetti neofondamentalisti vicini ai Pasdaran, i conservatori già sostenitori dell’ex presidente Mahmud Ahmadinejd e i radicali del Fronte Paydari (Stabilità), che hanno strenuamente osteggiato le scelte in politica estera di Rohani, arrivando a definirlo un “traditore” per l’accordo sul nucleare del 2015 con Usa, Russia, Cina e Paesi europei.

Un’intesa che comunque appare ormai seriamente compromessa dalla decisione del presidente americano Donald Trump di abbandonarla due anni fa.

La reintroduzione delle sanzioni da parte di Washington e le pesantissime ripercussioni sull’economia iraniana, insieme con la mancata realizzazione delle promesse di aperture politiche interne, hanno contribuito a vanificare l’entusiastico sostegno popolare con cui Rohani era stato eletto nel 2013 e rieletto quattro anni dopo.

Speranze che sono tramontate definitivamente quando il Consiglio dei Guardiani, organo conservatore, ha bocciato le candidature dei massimi esponenti riformisti alle elezioni di tre mesi fa, comprese quelle di 75 deputati uscenti.

La delusione popolare si è tradotta in una massiccia astensione, con solo il 42% degli elettori che si sono recati alle urne a livello nazionale e non più del 25% a Teheran. Un minimo storico nei 41 anni di Repubblica islamica.

Scontata, a quel punto, la vittoria del fronte conservatore, che ora occupa i posti di comando del Parlamento, in vista di un possibile trionfo anche nelle presidenziali del prossimo anno.

Accanto a Qalibaf – che alcuni indicano già come possibile successore di Rohani alla guida del governo – siederanno come vice Amirhossein Ghazizadeh Hashemi, membro del Fronte Paydari, e Ali Nikzad, già ministro nel governo di Ahmadinejad.

Mentre il comandante dei Pasdaran, Hossein Salami, dichiara il pieno sostegno al nuovo Parlamento, Rohani si prepara ad un ultimo difficile anno di convivenza con l’assemblea fondamentalista. Ieri il presidente aveva fatto appello al Parlamento auspicando la sua “cooperazione” in uno spirito di “fratellanza” per garantire “gli interessi, la sicurezza e l’identità nazionali”.

Ma in un messaggio per l’insediamento della nuova assemblea la Guida suprema Ali Khamenei, che negli ultimi mesi non ha risparmiato critiche a Rohani per l’apertura di credito verso gli americani, ha affermato che il Parlamento deve “usare il suo diritto di approvare o disapprovare i dirigenti di governo, di metterli in questione e anche di usare il potere di impeachment”.

(di Mojgan Ahmadvand e Alberto Zanconato/ANSA)

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