Ultradestra tedesca trema, in AfD si affilano i coltelli

La cancelliera tedesca Angela Merkel.
La cancelliera tedesca Angela Merkel. (ANSA)

BERLINO.  – Il leader Jörg Meuthen assicura che non farà la stessa fine dei suoi predecessori, rotolati fuori da un partito che scivolava sempre più a destra: eppure l’ultradestra tedesca dell’Afd è di nuovo scossa da movimenti tettonici.

E il caso Kalbitz, cacciato dal direttivo federale e reintegrato nel suo Brandeburgo nonostante il passato in un’associazione nazista, sta scombussolando seriamente gli equilibri.

Al punto che il capogruppo parlamentare Alexander Gauland, parlando allo Spiegel nel weekend, ha messo in dubio che la presidenza Meuthen, volto accomodante dei populisti tedeschi, possa durare ancora a lungo. T

utto questo clamore si rispecchia anche nei sondaggi: stando alla Bild, Afd avrebbe attualmente solo il 9,5% dei consensi, il punto più basso dall’agosto 2017. Vola invece l’Unione di Angela Merkel, rilanciata dalla gestione dell’emergenza coronavirus.

In effetti si tratterebbe di un film visto già due volte in Germania: la prima quando il fondatore di Afd Bernd Luecke, economista antieuro che aveva richiamato i delusi della Cdu attorno all’idea di una Alternativa per la Germania, lasciò le redini della sua creatura politica alla spregiudicata Frauke Petry. La seconda quando la stessa Petry dovette mollare il partito agli attuali protagonisti della scena: anche in quel caso non resse alla progressiva radicalizzazione dei colleghi.

Una nemesi. Oggi il rischio che la spinta interna provocata da attori politici ritenuti veri e propri neonazisti – come il capo della Turingia Bjoern Hoecke e l’ex leader del Brandeburgo Kalbitz – possano portare scissioni o nuovi terremoti ai vertici è tutt’altro che superato.

E a complicare il quadro ci si è messo anche il leader di Pegida, il movimento xenófobo anti-Islam, che ha annunciato di voler entrare nel partito. Si tratta di Lutz Bachmann, personaggio controverso che ha diversi precedenti per sobillazione delle masse.

Meuthen tuttavia è rimasto apparentemente tranquillo di fronte alle provocazioni di Gauland, che lo vede a rischio nel caso in cui un giudice (o anche l’organo giudicante del partito) dovesse stabilire che la cacciata di Kalbitz sia stata illegittima.

I casi di Luecke e Petry non hanno nulla a che fare con la situazione attuale, secondo l’eurodeputato, che ostenta sicurezza: “Ho con me la maggioranza del partito”. Se ha ragione, si vedrà nelle prossime settimane.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)

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