“Non si sputa sulla palla”, cricket in crisi identità

Il giocatore australiano di cricket Phil Hughes indossa il casco.
Il giocatore australiano di cricket Phil Hughes si mette il casco. ANSA/EPA/DAN PELED

ROMA. – “Non si sputa sulla palla”. Il cricket in crisi di identità a causa del coronavirus. Sembra incredibile ma è quello che sta succedendo in Inghilterra, patria di questo sport pressochè sconosciuto in italia ma che vanta milioni di appassionati nei paesi anglofoni.

I campionati sono sospesi fino all’1 luglio ma fra giocatori e appassionati sta creando non poco scompiglio il lavorìo per la ripresa ufficiale del torneo, come rileva oggi il Guardian.

Alla base della vicenda ci sono le misure per evitare contagi da covid-19. Nel cricket non ci sono contatti fra i giocatori, gli 11 in campo devono essenzialmente lanciare una palla e cercare di colpirla con una mazza, mandandola più lontano possibile.

É una partita a eliminazione, eppure -ed ecco il motivo della crisi- c’è un singolare aspetto  che può risultare decisivo in materia di profilassi sanitaria, incidendo però sul gioco: l’uso del sudore e della saliva per lucidare la palla prima di un lancio.

Non è una cosa scaramantica, ma una pratica comune, quasi un rito, per rendere la sfera scivolosa e più veloce. Nei prossimi giorni il Consiglio internazionale del cricket deciderà se vietare questa pratica, ritenendola possibile veicolo del virus.

“Dobbiamo  preservare l’essenza del nostro gioco ma proteggendo i soggetti coinvolti” ha detto Anil Kumble, il presidente dell’organismo. Il voto è previsto a inizio giugno. Potrebbe essere adottata come “misura provvisoria”.

“All’osservatore occasionale la discussione sulla manutenzione della palla da cricket deve sembrare bizzarra” sottolienea il Guardian, aggiungendo che il cricket “è di fronte a un potenziale fallimento. Non esistono altri sport in cui si passi così tanto tempo a contemplare la palla. I giocatori di tennis possono chiederne tre e poi ne scartano una prima di servire, ma l’impressione è che la cosa abbia più a che fare con la superstizione.

I calciatori non si preoccupano troppo di quali palloni calciano. È vero che i rugbisti inglesi ai Mondiali 2011 furono accusati di “manomissione della palla” e squalificati dopo la vittoria contro la Romania, quando si scoprì che avevano cambiato illegalmente il pallone. Ma fu un evento unico.

Nel cricket ci sono discussioni sulle palle da  decenni. Durante il tour dell’India nel 1976-77, John Lever fu sospettato di barare dal capitano indiano Bishen Bedi, che lo accusò di applicare vaselina sulla palla per migliorarne la brillantezza e mantenerla scivolosa.

I giocatori della Nuova Zelanda nel 1990 hanno ammesso di usare tappi di bottiglia per modificare le condizioni della palla; Imran Khan una volta ha ammesso di aver fatto lo stesso.

Non sono tutti matti; c’è una logica. I giocatori sono alla disperata ricerca di far andare veloce la palla nell’aria o fuori dal campo”. Ora ci si mette pure il coronavirus.