Inps: in picco epidemia certificati malattia +110%

Sede dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
Sede dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. (ANSA)

ROMA. – Nella prima settimana di lockdown, corrispondente al momento di crescita esponenziale dei contagi, c’è stato un picco anche per i certificati di malattia arrivati all’Inps con una crescita del 110% rispetto allo stesso periodo del 2019.

L’Inps ha pubblicato un Report sulla malattia nelle dieci settimane tra il 2 febbraio e l’11 aprile dal quale emerge una crescita sostenuta tra il 23 febbraio e il 20 marzo e poi una diminuzione e una differenza consistente tra pubblico e privato nelle certificazioni di malattia.

Oltre a una differenza tra i comparti si registrano anche differenze territoriali con la Lombardia che tra l’8 e il 14 marzo ha registrato un incremento dei certificati di malattia del 176%.

Nel complesso nelle dieci settimane di epidemia Covid valutate l’aumento medio dei certificati  sullo stesso periodo dell’anno scorso è stato del 14%, risultato di un aumento del 23% per il settore privato e un calo dell’8% per il pubblico.

Nel Nord l’aumento totale dei certificati nelle dieci settimane sullo stesso periodo dell’anno precedente  è stato del 24% contro variazioni nel Centro e nel Sud rispettivamente del 5% e del 2%:

Dopo aver raggiunto aumenti totali del 110% e del 59% rispettivamente nelle due settimane che vanno dall’8 al 20 marzo 2020 gli aumenti si sono ridotti fino ad attestarsi nella maggior parte dei casi su valori inferiori ai corrispondenti 2019 (rispettivamente -28% e -45% nelle due settimane tra il 29 marzo e l’11 aprile).

L’Inps ritiene che il calo dei certificati sia dovuto anche al lockdown e all’utilizzo massiccio dello smart working che ha di fatto impedito il diffondersi di malattie stagionali. Inoltre molte aziende hanno chiesto la cassa integrazione e la sospensione dei lavoratori ha di fatto ridotto la platea delle persone che invia certificati.

“È inoltre ipotizzabile – sostiene l’Inps – che, in caso di malattia ordinaria, il dipendente abbia evitato di richiedere al medico curante la certificazione per il datore di lavoro,  dovendo comunque rimanere presso il proprio domicilio:  si è cercato anche di limitare l’accesso fisico allo studio del proprio medico di base, per evitare possibili contagi.

L’Inps poi riconduce  il calo dei certificati per le donne nel settore pubblico (-36% tra il 21 e il 28 marzo)  anche  all’utilizzo in periodi non di smart working del certificato per altri motivi.

“Sembrerebbe che per le donne del settore pubblico – sottolinea il Report – ci sia stata in periodo di epidemia addirittura una flessione nel numero di certificati inviati. Tale circostanza potrebbe suggerire che le assenze per malattia da parte delle donne del settore pubblico, in alcuni casi non sono riconducibili ad eventi morbosi, ma piuttosto a necessità di assenza dal lavoro per motivi famigliari”.

Infine si sono ridotti i ricoveri per timore dei contagi in ambiente ospedaliero e questo ha ridotto ulteriormente il numero della morbilità.

Nel complesso nel primo trimestre 2020 sono arrivati 8.918.748 certificati, di cui il 77,3% dal settore privato con una crescita complessiva dell’11% legata a un aumento del 17% per il settore privato e un calo del 4% per il settore pubblico.

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