Giornalista ucciso in Messico, è il terzo nel 2020

Un'auto-pattuglia della Guardia Nazionale messicana a Celaya, nello Stato di Guanajuato.
Un'auto-pattuglia della Guardia Nazionale messicana a Celaya, nello Stato di Guanajuato. EPA/STRINGER

CITTA’ DEL MESSICO. – Una vera e propria esecuzione in pieno giorno. Il giornalista Jorge Armenta, proprietario del portale Medios Obson e del quotidiano El Tiempo, è morto così, freddato da un commando armato a Ciudad Obregón, nello Stato messicano di Sonora.

Armenta stava uscendo da un ristorante quando i suoi sicari hanno iniziato a sparare e le sue guardie del corpo a rispondere al fuoco: 50 i colpi esplosi durante la lunghissima sparatoria che ha lasciato a terra due vittime: il giornalista e un agente della polizia locale.

Quello di Armenta è il terzo omicidio di un giornalista messicano dall’inizio dell’anno, dopo gli undici registrati nel 2019, a sottolineare i pericoli che corre la stampa in questo Paese. Rischi che l’organizzazione Journalistes sans Frontieres (JsF) ha paragonato a quelli esistenti in zone di guerra come Siria ed Afghanistan. Secondo la ong ‘Articulo 19′ l’impunità degli assassinii di giornalisti in Messico è del 99%.

Personaggio molto noto nel nord-ovest per le sue inchieste sulla malavita ed il narcotraffico, Armenta aveva ricevuto numerose minacce e per questo aveva un’ auto blindata ed era accompagnato da una scorta che ne seguiva tutti gli spostamenti.

La caccia all’uomo disposta dal governatore di Sonora, Claudia Pavlovich, e le indagini della Procura, non hanno per il momento permesso di chiarire chi siano i responsabili dell’aggressione né i motivi precisi. Quello che è certo è che la sede del portale Medios Obson e di El Tiempo erano stati più volte minacciati ed attaccati in passato con bombe Molotov.

Il primo episodio avvenne l’1 gennaio 2016, quando due auto utilizzate dai giornalisti del gruppo furono incendiate da sconosciuti. Con Armenta sono tre i giornalisti uccisi da killer della malavita messicana dall’inizio dell’anno. Gli altri due sono María Elena Ferral Hernández, colpita il 30 marzo nello Stato di Veracruz da killer in motocicletta con otto colpi di pistola, e Víctor Fernando Alvarez Chávez rapito all’inizio di aprile e poi decapitato nello Stato di Guerrero.

Nel suo Rapporto sulla libertà di stampa nel mondo pubblicato annualmente RsF colloca il Messico al 143/o posto su 180 Paesi presi in considerazione. E spiega che “la collusione fra funzionari pubblici e crimine organizzato costituisce una grave minaccia per la sicurezza dei giornalisti e danneggia il sistema giudiziario a tutti i livelli. Come risultato il Messico sta affondando sempre di più in una spirale di violenza e impunità”.