Al confine tra i due Paesi prospera il contrabbando

Bambini giocano in un campo di rifugiati nella cittá di Baalbek, Líbano. Immagine d'archivio
Bambini giocano in un campo di rifugiati nella cittá di Baalbek, Líbano. Immagine d'archivio. (ANSA/AP Foto/Bilal Hussein)

BEIRUT.  – All’ombra di una sempre più pesante crisi economica aggrava dalle misure anti-Covid-19, sale la tensione lungo il confine tra Libano e Siria a causa di un aumento del volume del contrabbando di merci tra i due paesi.

Media di Beirut danno ampio risalto in queste ore alle polemiche politiche in Libano e ai tentativi della giustizia libanese di limitare il traffico illegale di farina e combustibile dal paese dei Cedri alla vicina Siria.

Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi filo-iraniani, presenti militarmente lungo la frontiera e da otto anni operativi nella guerra in Siria a fianco del governo di Damasco, ha ieri affermato che la soluzione per fermare il contrabbando è normalizzare i rapporti proprio col regime di Bashar al Assad.

Formalmente il governo libanese, appoggiato dall’Iran e dalla Russia, ma anche dagli Stati Uniti e dalla Francia, rimane fedele al principio di “non allineamento” politico rispetto alla controversa questione siriana.

Il fenomeno del traffico illegale lungo il confine siro-libanese non è nuovo in un contesto di strutturale permeabilità della frontiera. I due paesi sono Stati formalmente indipendenti da meno di un secolo ma i loro territori sono stati uniti, anche amministrativamente, per centinaia di anni.

Da giorni si registra un aumento del traffico di merci, come farina e combustibile domestico, dal Libano alla Siria. Grazie ai sussidi ancora attivi in Libano su queste merci il prezzo di farina e combustibile è più basso che nella Siria martoriata dalla guerra, dove alcuni sussidi governativi sono stati tolti o ridotti.

Un dato che appare in controtendenza rispetto al passato, quando i prezzi di alcune merci di prima necessità sono stati per decenni più bassi in Siria, guidata da un sistema socialisteggiante, che nel Libano, dominato invece da un regime economico e finanziario più liberale.

Sotto pressione a causa delle crescenti polemiche politiche, il ministro della giustizia di Beirut, Marie Claude Najm, ha notificato nelle ultime ore una comunicazione formale al procuratore generale libanese Ghassan Oueidate, chiedendo di attivare tutte le misure necessaire per contrastare il contrabbando.

Ma analisti locali affermano che dati i rapporti tra i due paesi e l’assenza di risorse da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza libanesi, sarà molto difficile contrastare il fenomeno del contrabbando in maniera efficace.

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