Basket: la Nba riparte, superstar hanno deciso

Nba, l'omaggio a Bryant prima di New York Knicks-Brooklyn Nets.
Nba, l'omaggio a Bryant prima di New York Knicks-Brooklyn Nets. (ANSA)

ROMA, 13 MAG – Anche la Nba vuole tornare in campo. Il dado è tratto, ora tocca al commissioner Adam Silver annunciare la data della ripartenza, e ha promesso di farlo entro massimo un mese. Sarebbe però sua intenzione farlo entro un paio di settimane, se ci saranno le condizioni di sicurezza necessarie e il relativo protocollo, così ogni team avrà il tempo di prepararsi adeguatamente.

Di sicuro sono in corso le grandi manovre per far ripartire questo campionato dal giro d’affari impressionante, superiore ai grandi tornei calcistici d’Europa. Se ci si fermasse il danno sarebbe notevolissimo, basti pensare che con lo stop per la pandemia sono già stati persi 400 miliomi di dollari, e quindi le franchigie dell’iper-basket, che sono ferme dall’11 marzo, hanno tutto l’interesse affinchè il torneo riprenda anxhes e c’è qualche dissidente, ovvero le squadre che ormai non hanno più chances di qualificarsi per i playoff.

E poi qui, a differenza dell’Europa dove di calciatori titubanti ce ne sarebbero parecchi, c’è anche la ferma volontà dei giocatori di tornare in campo.  Non a caso, Silver ha ascoltato in videoconferenza il parere di varie stelle che non vedono l’ora di tornare sul parquet: da Chris Paul, presidente del sindacato giocatori, a LeBron James,   Kevin Durant, Giannis Antetokounmpo, Kawhi Leonard, Stephen Curry,  Russell Westbrook, tutti si sono detti pronti.

Verrà così smentito il pessimismo di Danilo Gallinari, che anche di recente aveva detto che “sarà difficile che la Nba torni a giocare”. Invece sembra proprio che non andrà così, e il passo successivo sarà quello di un protocollo di sicurezza dai rischi di contagio, con tamponi e controlli a tappeto e frequenti su giocatori e personale di staff.

Si diceva del  nodo economico, perché si farà sentire anche il fatto che i match verranno disputati a porte chiuse: oltre il 40% dei ricavi dei club della Nba passa infatti per le presenze nelle arene, che ora rimarranno forzatamente chiuse. Ciò varrà, almeno all’inizio, anche per la prossima stagione, e per questo le superstar dei canestri hanno dovuto porsi il problema di una consistente riduzione degli ingaggi, che non sarà inferiore al 25%.

Rimane da sciogliere il nodo, come ha ricordato Silver, delle sedi delle partite, che potrebbero svolgersi tutte in due sole località (Las Vegas è in pole position per la vasta disponibilità alberghiera), in modo che i giocatori non debbano viaggiare per gli States con i rischi che ciò comporta. E anche il format del campionato rimane da definire, visto che se si dovesse riprendere a luglio non ci sarebbe il tempo per portare a conclusione la stagione regolare.

Si sta quindi studiando un modo per accorciarla e poi passare ai playoff. Intanto sette team hanno già ripreso gli allenamenti, con i dovuti distanziamenti sociali, mentre gli altri dovrebbero via via riprendere nella prossima settimana.