Allenamenti solitari e idea ritiro, dubbi arbitri

A Trigoria giocatori della Roma in allenamento in una foto d'archivio.
A Trigoria giocatori della Roma in allenamento in una foto d'archivio. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA.  – Sono parte integrante della macchina calcio, ma nei protocolli per far ripartire il campionato la figura dell’arbitro non compare. Co-protagonisti dello spettacolo pallone i ‘fischietti’ d’Italia aspettano di capire come, quando e se ci sarà la tanto agognata ripartenza.

E resta in attesa di sapere cosa il Governo deciderà dal 18 maggio e quale sarà il protocollo sanitario destinato ai direttori di gara in vista dell’eventuale ripresa del campionato. Nel frattempo, in questi due mesi di lockdown gli arbitri hanno continuato ad allenarsi individualmente, come qualsiasi privato cittadino, e ora sono pronti a sottoporsi a tutti i test necessari appena ci sarà il via libera.

Da questo punto di vista sarebbe importante poter tornare a Coverciano, dove eseguire controlli, tamponi, esami cardiaci. Ma la casa degli azzurri, dai primi di aprile è stata messa a disposizione dalla Federcalcio a quei cittadini clinicamente guariti dal Covid-19 ma ancora positivi al tampone, che devono osservare l’isolamento domiciliare.

Ma soprattutto gli arbitri aspettano di capire se ci siano i margini per una ripartenza della stagione sportiva, seppure oltre il 30 giugno ed entro il 2 agosto, come auspicato dalla Uefa.

“Un protocollo a livello arbitrale è previsto – dice altelefono con l’ANSA Tiziano Pieri, ex arbitro e specialista di Var per Rai Sport – Siamo in una situazione anomala che va gestita ad hoc. Dall’idea di portare in ritiro assistenti ed arbitri in un luogo “sicuro”, tipo Sportilia dove si svolge la preparazione precampionato a quello di non prevedere la presenza dell’osservatore in questa particolare fase.

Certo, isolare arbitri e assistenti per un mese e mezzo-due non è di facile realizzazione. É impensabile che chi ha un lavoro possa lasciarlo per un mese e mezzo, oltre che la famiglia. Gli arbitri – prosegue – hanno le stesse problematiche di una società di calcio, forse anche maggiori sotto l’aspetto delle trasferte.

Il designatore Rizzoli sta valutando una serie di cose, anche quella di far cadere le preclusioni delle città. In campo poi sono tutti nella stessa barca, arbitro, assistenti, calciatori e allenatori. La cosa fondamentale è garantire la sicurezza, la certezza deve essere che chi partecipa alla partita, sia arbitro che giocatori e allenatori siano negativi perché basta poco per il contagio”

Per Pieri “bisogna dare precedenza alla salute. Io ci penserei bene prima di far ripartire il campionato, il cuore dice ripartiamo  la testa dice attenzione. La ripresa del calcio è una priorità per il mondo del calcio, è indubbio perché ci sono interessi è la terza quarta azienda del paese, movimenta una grandissima mole di denaro. Fermarsi è un danno incalcolabile però c’è la salute delle persone”.

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