Nuovo altolà dell’Ue a Israele: “Stop annessioni o agiamo”

Insediamenti israeliani construiti nella West Bank in Cisgiordania nel 2018, come risposta all'uccisione di un soldato. (italiapost.it)

BRUXELLES.  – Se Israele insisterà con la politica di annessione di parti della Cisgiordania occupata, “l’Unione europea è pronta ad agire di conseguenza”, parola del portavoce dell’Alto rappresentante, Josep Borrell.

Si addensano nuove nuvole nei rapporti tra Ue e Israele, mentre in parallelo si approfondiscono le divergenze tra Bruxelles e la Casa Bianca di Donald Trump, con Washington già pronta a riconoscere la sovranità di Israele, come previsto dal Piano di pace presentato nei mesi scorsi.

I ministri degli Esteri dei 27 si riuniranno in videoconferenza venerdì – il giorno dopo il giuramento del governo di emergenza nazionale formato da Benyamin Netanyahu e Benny Gantz – per trovare una posizione comune nel condannare la politica espansionistica al centro dell’accordo di coalizione tra i due ex rivali.

Borrell, che già in passato aveva espresso posizioni critiche su mosse unilaterali “contrarie al diritto internazionale” e tali da pregiudicare la soluzione a due Stati, “l’unica in grado di mettere fine a decenni di conflitto”, preme per un documento forte, che apra la porta anche a possibili sanzioni.

Ma come è noto, nell’Unione la politica estera è affare soprattutto nazionale, e difficilmente – a causa di interessi diversi – si riesce a trovare quell’unanimità necessaria per raggiungere decisioni davvero forti. In questo caso poi, è da escludere che Paesi come Ungheria, Polonia, Bulgaria, o Repubblica Ceca si allineino a qualsiasi decisione veramente dura verso Israele.

Improbabile perciò la possibilità di una disdetta europea dell’Accordo di associazione, ipotesi rimbalzata su alcuni quotidiani israeliani. Mentre l’unica strada forse praticabile potrebbe essere la decisione di sospendere il negoziato sulla partecipazione al prossimo programma dedicato alla ricerca e all’innovazione tecnologica, Horizon.

La discussione tra i diplomatici europei è comunque in corso: nel pomeriggio c’è stata una riunione del Comitato per la politica e sicurezza, e nei prossimi giorni se ne parlerà di nuovo al Coreper, la riunione degli ambasciatori presso l’Ue, per mettere a punto un documento.

Decisamente all’opposto sta la Casa Bianca, che invierà il segretario di Stato, Mike Pompeo, a tenere a battesimo il nuovo esecutivo Netanyahu-Gantz. Washington vuole avanzare col Piano di pace di Trump ed è pronta a riconoscere la sovranità su parti della Cisgiordania (valle del Giordano e colonie ebraiche), previa mappatura delle zone destinate a passare sotto Israele.

Stando ai collaboratori di Netanyahu, che guiderà il governo per i primi 18 mesi, il premier vuole realizzare il progetto speditamente, nel timore che alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti Trump possa perdere e che con un democratico alla Casa Bianca la mossa diventi impossibile.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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