Allarme Fbi: “La Cina vuole rubarci il vaccino”

Personale medico esamina un paziente in un hotel in Wuhan City, Cina.
Personale medico esamina un paziente in un hotel in Wuhan City, Cina. (ANSA/EPA/YFC CHINA OUT)

WASHINGTON.  – La Cina vuole rubare il vaccino anti Covid-19 agli Stati Uniti e batterli in questa corsa contro il tempo per sconfiggere la pandemia. A lanciare l’allarme l’Fbi, che parla di hacker e spie di Pechino già da tempo in azione, gli uni all’attacco nel cyberspazio, gli altri infiltrati nei laboratori di ricerca americani.

É solo l’ultimo capitolo della Guerra Fredda esplosa tra le due principali potenze mondiali, un confronto esasperato che rischia di avere come prima conseguenza la rottura della fragile tregua sui dazi e una nuova escalation sul fronte dei rapporti commerciali.

Le accuse mosse a Pechino di violare a più riprese i diritti di proprietà intellettuale sono un cavallo di battaglia del presidente americano Donald Trump. Ma la denuncia acquista ora una dimensione molto più grave trattandosi della lotta a un virus partito proprio dalla Cina e che sta mettendo in ginocchio il mondo intero.

Secondo una bozza ottenuta dal New York Times, il Bureau investigativo americano insieme al Dipartimento per la sicurezza nazionale è pronto ad emanare un “public warning” in cui si mette in guardia da “pirati informatici” e “attori non tradizionali” al lavoro per conto del governo cinese, al fine di sottrarre alla sperimentazione Usa dati sensibili di sanità pubblica e relativi alla ricerca sui vaccini e sui farmaci per prevenire e curare il coronavirus.

Gli hacker sarebbero soprattutto quelli della Strategic Support Force alle dirette dipendenze dall’Esercito popolare di liberazione cinese, in pratica il corrispettivo dello Us Cyber Command delle forze armate statunitensi. Gli “attori non tradizionali” sarebbero invece studenti, professori, ricercatori (per lo più di origine cinese) accusati dall’amministrazione

Trump di essere infiltrati nei laboratori medici e scientifici, negli ospedali e nei campus dei college americani. Il loro compito lo stesso degli hacker: saccheggiare più informazioni possibili che possano avvantaggiare Pechino nella corsa al vaccino.

“Stiamo guidando il mondo nella ricerca su trattamento e vaccini. È immorale colpire la Cina con voci e calunnie in assenza di prove”, la dura reazione del gigante asiatico, già messo sotto pressione dall’accusa di aver causato la pandemia nascondendo all’inizio la portata della crisi.

Intanto, mentre la Casa Bianca è assediata dal virus con diversi casi di contagio e di auto isolamento, anche lo Stato di New York dal 15 maggio si appresta a riaprire, seppur parzialmente. Ma non la città di New York che, ha affermato il sindaco Bill de Blasio, resterà in lockdown almeno fino a giugno.

Mentre nelle aree meno colpite dello Stato tra quattro giorni si potrà ripartire da settori come le costruzioni, alcuneattività manifatturiere, i servizi di giardinaggio o i drive-in.

Gli ultimi numeri Usa fanno ben sperare, con un calo delle vittime a 776 nella giornata di domenica, ai minimi dal mese di marzo. Il bilancio complessivo sale però a 80 mila decessi e, secondo un nuovo studio della Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, entro i primi di agosto i morti potrebbero superare i 137 mila in coincidenza con la riapertura del Paese.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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