Venezuela, l’influenza dei militari nella politica

Nicolas Maduro accompagnato da militari.

CARACAS. – Quando il Colonello Hugo Chávez fu eletto presidente del Venezuela, 20 anni fa, aprì il governo alla partecipazione delle Forze Armate. Così le alte sfere militari vennero coinvolte nella gestione del potere con incarichi ministeriali e amministrazione delle aziende dello Stato. Anche, stando ai loro detrattori, a capo di presunte attività illecite.

A Giudizio dell’Ong “Control Ciudadano”, il collasso economico e la quarantena, a causa della diffusione della pandemia, hanno permesso alle Forze Armate un ulteriore controllo sul Paese. Ma, secondo gli esperti nella materia, l’aggravarsi della crisi umanitaria e l’inasprimento del dibattito politico, indeboliscono lo spirito di armonia. che regnava tra Esercito e il Governo.

Un “arma politica”

– Anche se la Costituzione stabilisce che le Forze Armate sono una entità subordinata al potere civile – chiarisce alla Voce Rocío San Miguel, esperta nella materia -, nei fatti oggi non rispondono al controllo del Parlamento. Agiscono con piena indipendenza. La costituzione del 1999 – prosegue San Miguel – stabilì in maniera assai chiara le funzioni delle Forze Armate. Mettendo paletti precisi al loro raggio d’azione. Stabilì la loro subordinazione al potere civile ed al controllo del Parlamento.

I militari a capo di Agrofanb
I militari a capo di Agrofanb

L’esponente di “Control Ciudadano” spiega che questa situazione è il frutto, in primo luogo, del modello politico promosso dall’estinto presidente Chávez sin dal 2000. E cioè, da “quando cominciò a dare all’istituzione armata competenze che non gli spettano”

Sei riforme alla “Legge Organica delle Forze Armate”, avvenute in meno di 15 anni, hanno deformato, secondo San Miguel, la funzione dell’istituzione armata, attribuendogli incombenze che non hanno o non dovrebbero avere.

– Queste riforme- precisa – hanno permesso, ad esempio, la creazione di una “milizia nazionale bolivariana”. La sua formazione era stata bocciata nel referendum costituzionale nel 2007. Queste milizie sono state promosse a corpo militare corpo il 30 gennaio scorso,  dall’Assemblea Nazionale Costituente.

É stato un susseguirsi di riforme “che hanno sconvolto gli elementi basilari della disciplina, l’obbedienza, la subordinazione e le competenze delle Forze Armate”.

Militari e “imprenditori”

San Miguel riconosce che la presenza delle Forze Armate nelle aziende dello Stato c’è sempre stata. Ma sostiene anche che “ora è assai più pronunciata che in passato”

Dal 2013 al 2016, secondo quanto riportato dalla stampa, sono state create dal  Ministero della Difesa ben 11 società per lo sviluppo economico delle forze armate. Fra queste,  la banca delle Forze Armate (Banfanb), l “Empresa Agropecuaria de la Fanb” (Agrofanb), l’”Empresa Militar de Transporte” (Emiltra), l’”Empresa Sistemas de Comunicaciones de la Fanb” (Emcofanb), la “Televisión Digital de la Fanb” (TVFanb), il “Fondo de Inversión Negro Primero” (Fimnp), la “Constructora de la Fanb” (Construfanb) e “Agua Mineral Tiuna”. Dalle voci di bilancio del 2015 risulta che i ministeri assegnati ai integranti delle Forze Armate hanno gestito il 54% del budget nazionale

Militari nell'ambito dell'agricoltura
Militari nell’ambito dell’agricoltura

Oggi le Forze Armate controllano l’importazione di alimenti, le fabbriche di uniformi, hanno un canale di televisione, una banca, uno stabilimento per l’assemblaggio di veicoli, un’azienda dedita all’edilizia e una compagnia nell’ambito dell’estrazione petrolifera.

– Calcoliamo che le aziende gestite da militari possano essere circa 40 – precisa San Miguel -. Le più importanti sono legate all’ambito petrolifero, all’estrazione di oro e pietre preziose e all’importazione di alimenti. Molti di queste aziende sono sull’orlo del fallimento.

Una ricerca di “Organized Crime and Corruption Reporting Project” (Occrp) presume che circa 35 generali dell’Esercito avrebbero ottenuto, negli ultimi anni, 225 contratti dallo Stato, attraverso compagnie private di cui sono soci.

La presenza militare nella burocrazia statale è evidente.  Sempre secondo San Miguel, quasi la metà dei ministeri, pari ad un 54% del budget nazionale, nel 2015.

 L’influenza di altri paesi

Le riforme legali, a detta dell’opposizione, avrebbero alterato lo spirito con il quale venne interpretato nella Costituzione il ruolo delle Forze Armate: una istituzione formata da professionisti senza militanza politica.

Malgrado ciò, nel 2007 l’estinto presidente Chávez introduce il motto “Patria, socialismo o morte”. Nel 2008, poi, s’inserisce il termine “bolivariana” e si s’include la locuzione «patriottico, popolare y antimperialista».

Il nuovo disegno normativo ha permesso di adattare la Fanb al modello politico dell’estinto presidente Chávez, che si è ispirato alla Rivoluzione Cubana. La sua influenza è ammessa dallo stesso presidente Maduro nel rivolgersi a Raul Castro come “il nostro fratello maggiore e protettore” e nel dichiarare l’ambasciatore cubano a Caracas “praticamente parte del Consiglio dei Ministri”.

– L’influenza cubana – sostiene San Miguel – non risparmia il centro del potere. I cubani la esercitano in maniera determinante e strategica, intervenendo nelle decisioni in ambito politico e militare. Hanno colonizzato il centro del potere – insiste San Miguel -. Incidono nelle questioni di sicurezza, difesa nazionale, pensiero politico, riforme legali. Offrono consulenze sulla struttura, organizzazione e funzionamento delle Forze Armate.

Il presidente Maduro riconosce che ci sono nel paese 25.000 “collaboratori cubani che lavorano nell’ambito della salute, dell’educazione, della cultura e dello sviluppo condiviso”.

Stando al Segretario Generale della Organizzazione di Stati Americani (Osa), Luis Almagro, i collaboratori cubani hanno ruoli di responsabilità “all’interno dei servizi di sicurezza”.

In quanto al lemma “unione civile e militare”, trasformato dal Governo in linea politica, San Miguel lo giudica uno “slogan politico” senza alcun riscontro nei fatti.

San Miguel, poi, preferisce parlare di gruppi e non di “mafie” per riferirsi alle correnti all’interno delle Forze Armate che, si presume, risponderebbero a esponenti politici.

Questi clan “possono essere definiti per tipo di attività e appartenenza a gruppi politici e partiti. Insomma, hanno caratteristiche diverse”. San Miguel, comunque, preferisce non approfondire sull’argomento.

Altri analisti, giornalisti ed esperti in materia militare sostengono che coesisterebbero due grandi gruppi di potere: il primo farebbe capo al presidente Maduro al ministro di Difesa, Vladimir Padrino López e l’altro a Diosdado Cabello, attuale presidente de la Assemblea Nazionale Costituente.

Conati di ribellione tra militari

Rafforzati e politicizzati, i militari, sempre secondo San Miguel, “costituirebbero il principale supporto di Maduro, accusato di presunta frode elettorale e che oggi, stando ai sondaggi, godrebbe di poca simpatia tra gli elettori.

I militari nell'analisi di Rocío San Miguél
I militari nell’analisi di Rocío San Miguél

Anche se fino ad ora, come osserva l’intervistata, “non ci sono state manifestazioni di debolezze nelle alte sfere militari e fra i comandanti di truppe”, che si mantengono fedeli al governo non sono mancati conati di ribellione e purghe interne all’istituzione armata.

L’ultima relazione dell’ong “Foro Penal” conteggia a fine marzo 347 detenuti politici. Di questi, 224 sono militari. La maggioranza è accusata di ribellione, tradimento o insubordinazione.

Tra i conati di ribellione, all’interno delle Forze Armate, si conta quelli del piloto Oscar Alberto Pérez e l’attacco a un presidio militare con la partecipazione di indigeni nello stato Bolivar nel 2019. C’è anche chi considera “l’Operazione Libertà”, un tentativo fallito d’insurrezione diretto dal presidente del Parlamento e presidente interino del Venezuela, Juan Guaidó. Il 30 aprile del 2019, liberò il leader politico Leopoldo Lopez ma non riuscì ad accendere la scintilla della rivolta in seno alle forze armate.

Più di recente, il governo ha sventato lo sbarco di due minuscoli gruppi paramilitari, lungo le spiagge dello Stato La Guaira.

Sostegno in bilico?

Ora che gli Stati Uniti hanno schierato navi antidroga di fronte le coste del Venezuela e hanno offerto una taglia di 15 milioni di dollari per la cattura del presidente Maduro e 10 milioni per quella di alcuni tra i suoi principali collaboratori, sono tanti a temere nel governo  una insurrezione militare o un intervento dei “marines”. San Miguel non la ritiene probabile.

– Non credo che, a breve termine, si possano verificare modifiche nella dinamica interna della Forze Armate. La pandemia, poi, sembra concedere ai militari un maggiore controllo del paese e al governo di pigiare l’acceleratore verso un maggior autoritarismo. Viviamo una realtà in permanente evoluzione. La crisi umanitaria nel paese colpisce anche il sistema militare. Il presidente Maduro, per il momento, ha avuto il sostegno delle Forze Armate. Ma la crisi è assai profonda. Rende ogni probabile scenario provvisorio.

Non bisogna dimenticare il vecchio proverbio sloveno, che riflette quanto accaduto in passato in America Latina: “quando la storia si mette in marcia, indossa stivali militari”.

Roberto Romanelli