Pendolari, Ramadan fra ristrettezze economiche e rischi contagi

Vista di Gerusalemme

TEL AVIV.  – Settimane dure per i pendolari palestinesi impiegati in Israele. Per aiutarli a recuperare risorse dopo un periodo di riposo forzato, l’Anp ed Israele hanno concordato l’ingresso immediato nello stato ebraico di 50 mila di loro, ma ad una condizione dovuta a considerazioni sanitarie: che restino nei loro posti di lavoro, per lo piú cantieri edili, fino alla conclusione del Ramadan, alla fine del mese.

Nei valichi di transito fra la Cisgiordania e la fascia costiera israeliana non si è vista però la calca prevista. Solo 10 mila hanno scelto di partire per portare a casa uno stipendio. Gli altri hanno preferito restare con le famiglie per la ricorrenza religiosa.

Determinante, affermano i media, è stato il timore di venire contagiati in Israele, dove i casi positivi di coronavirus sono stati 16 mila, mentre in Cisgiordania sono stati alcune centinaia.

Israele segue da vicino l’acuirsi della crisi economica in Cisgiordania. Il ministro della finanze Moshe Kahlon ha anticipato che Israele garantirà all’Anp un prestito di 800 milioni di Shekel  (210 milioni di euro).

Secondo il giornale Israel ha-Yom si tratterebbe di un espediente per aggirare una delle cause delle traversie economiche dell’Anp: ossia la politica israeliana di congelare ingenti cifre provenienti dalla raccolta di dazi doganali per l’Anp.

Lo scopo è di impedire che da Ramallah quei fondi arrivino poi alle famiglie di chi si sia macchiato di violenze contro Israele. Quelle famiglie hanno ora appreso che, su pressione di Israele, i loro conti bancari potrebbero pure essere congelati. Nella notte in Cisgiordania due filiali bancarie sono stati attaccate e danneggiate da ignoti.

Lascia un commento