Un bebè di 6 settimane nei 36 mila morti del Regno

Passeggeri con mascherine nel metro di Londra.
Passeggeri con mascherine nel metro di Londra. (ANSA/EPA)

LONDRA.  – Nemmeno il riverbero delle glorie del 75esimo anniversario della Vittoria sulla Germania nazista, nell’ennesimo giorno di sole d’una primavera tanto bella quanto maledetta, ha potuto cancellare oggi la cappa di lutto del coronavirus dal cielo del Regno Unito.

Con un bilancio che si fa sempre più pesante, balzando fino a 36.000 morti censiti, tra i quali si conta adesso anche la più giovane vittima al mondo del killer chiamato Covid-19: un bebè di appena sei settimane, vissuto meno del battito d’ali di una farfalla.

I numeri sull’isola diventano di ora in ora più impietosi. La stima dell’Office for National Statistics (Ons), equivalente d’oltremanica dell’Istat, s’impenna oltre quota 36.000 sulla base di una nuova elaborazione che include 3.417 decessi la cui causa era stata registrata come dubbia negli ospedali inglesi nelle due settimane fra il 25 aprile e il 7 maggio ed è stata poi acclarata da tamponi post mortem.

Quella del dicastero della Sanità, meno articolata ma più puntuale, si ferma invece a 31.241 fra strutture ospedaliere, case di riposo e altri ricoveri dell’intero Regno: comunque record europeo confermato in cifra assoluta, davanti ai poco più di 30.000 decessi ufficiali raggiunti dall’Italia, alle spalle nel mondo dei soli Stati Uniti.

Mentre i casi diagnosticati dall’inizio dell’emergenza toccano i 210.000, alimentati anche da un picco di circa 97.000 test quotidiani. Di positivo c’è una curva di contagi e ricoveri in flessione costante da una settimana e più; ma l’incremento di 626 morti in 24 ore rimane da incubo.

E come se non bastasse arriva la notizia tragica, dall’Inghilterra, della più piccola vittima dell’epidemia da coronavirus registrata ad oggi nel pianeta, una neonata con problemi congeniti, visto che finora, tra i casi noti, il triste record era quello di una bimba di 5 mesi morta a New York, a sua volta con patologie pregresse.

In un Regno dove peraltro il morbo continua a imperversare soprattutto negli ospizi e fra i più anziani, ultimi reduci ed eroi di guerra compresi.

Il suggello nero a una situazione ancora spaventosa, per il Regno di Elisabetta II e per il governo Tory di Boris Johnson: atteso domenica sera da un discorso alla nazione in cui dovrà fare il punto dopo sei settimane di lockdown e annunciare anche per l’isola qualche tappa futura nella road map verso una cosiddetta Fase 2.

Nell’immediato del resto “le modifiche non saranno significative”, ha ribadito il ministro dell’Ambiente, George Eustice, protagonista di giornata nella conferenza stampa quotidiana a Downing Street.

Sullo sfondo della “massima cautela” di fronte ai rischi d’un secondo picco che in questecondizioni sarebbe “disastroso”, continua a ripetere BoJo – reduce personalmente dalla drammatica esperienza della terapia intensiva e chiamato nel VE Day a spronare i connazionali, in sintonia col messaggio della regina 94enne, a insistere nella battaglia contro il Covid con “il coraggio” di coloro che vinsero la Seconda Guerra Mondiale – lasciando immaginare al massimo qualche alleggerimento marginale delle restrizioni da lunedì.

E di fatto quella proroga del “tutti in casa” – con o senza lo slogan “Stay at home” – almeno fino a giugno: come il Times anticipa e i governi autonomi locali di Scozia e Galles hanno intanto già formalizzato per altre tre settimane.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)