Governo: liti su aiuti alle imprese, il Decreto maggio slitta ancora

Si ritorna a prendere un caffè al bar a Napoli.
Si ritorna a prendere un caffè al bar a Napoli. ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – Liti nella maggioranza sugli aiuti alle imprese. Regioni che lamentano risorse inadeguate e bisticciano con l’Inps sui ritardi della Cig in deroga. E nuovo decreto economico atteso in aprile e poi a inizio settimana che slitta ancora, al fine settimana o all’inizio della prossima.

Nonostante il susseguirsi di riunioni tecniche e politiche, e gli uffici che producono calcoli e simulazioni a pieno regime, il governo non riesce a chiudere la maxi-manovra da 55 miliardi, tanto che si inizia a ipotizzare anche uno spacchettamento delle misure, per accelerare almeno sui capitoli su cui c’è accordo.

Di sicuro ci saranno buoni fino a 500 euro per le bici, con 125 milioni a disposizione, come ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. E il superbonus sui lavori green che scatterà da luglio, come ha ribadito il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro.

Ma i dettagli da mettere a punto sono ancora molti, a partire, appunto, dal pacchetto per le imprese. Italia Viva rimane contraria a ipotesi di ingressi diretti dello Stato nel capitale delle Pmi, perché si rischia di “sovietizzare l’Italia”, tuona Matteo Renzi dopo una intervista – smentita nel titolo – del Dem Andrea Orlando che apriva all’idea non solo di ricapitalizzazioni ma anche di posti destinati all’azionista pubblico nei cda delle aziende.

“Non è intenzione del governo entrare nel cda delle imprese”, scandisce il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Ma lo scontro va avanti da giorni, e le rassicurazioni del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nelle riunioni notturne di inizio settimana sul fatto che lo Stato non interverrà nella governance né avrà il controllo delle aziende non sono bastate a placare i sospetti dei renziani.

Che continuano a chiedere di estendere i limiti di fatturato per i ristori a fondo perduto, ora pensati per le piccole imprese fino a 5 milioni (in base al danno subito, si valuta fino al 20%), ma anche di pensare al taglio di parte delle tasse al momento sospese (che dovrebbero con il nuovo decreto slittare ancora da giugno a settembre) o a crediti d’imposta per chi immette risorse fresche nella sua azienda. Incentivi fiscali per gli apporti di capitali privati, in effetti, sarebbero allo studio, ma per accompagnare il sistema che vedrebbe lo Stato parte attiva del rafforzamento delle medie imprese, quelle tra 5 e 50 milioni di fatturato.

Si starebbero comunque valutando anche alternative al meccanismo del ‘pari passu’, cioè iniezione di capitale privato ed equivalente quota pubblica, che non piace a Confindustria e potrebbe non conciliarsi con le nuove regole Ue sugli aiuti di Stato che dovrebbero essere annunciate a breve.

Bruxelles potrebbe non dare il via libera all’intero schema, che si potrebbe così applicare in automatico, ma chiedere comunque singole istruttorie. E dovrebbe segnare i confini anche per l’intervento di Cdp – e delle sue omologhe europee – a sostegno delle grandi imprese in difficoltà.

Oltre alle imprese, anche i governatori aprono un nuovo fronte: troppo poche le risorse per garantire i servizi senza chiedere più soldi ai cittadini, dice il presidente della Liguria Giovanni Toti, chiedendo un incontro urgente al governo. Mentre per velocizzare i meccanismi della Cig in deroga, dopo le “spiacevoli parole” di Pasquale Tridico sulle responsabilità dei ritardi, a un tavolo degli assessori con il ministro Nunzia Catalfo si è stabilito di creare un gruppo di lavoro ad hoc.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

Lascia un commento