Nero ucciso mentre fa jogging, monta la protesta in Usa

Fermo immagine del video shock sull'uccisione a fine febbraio di Ahmaud Arbery.
Fermo immagine del video shock sull'uccisione a fine febbraio di Ahmaud Arbery. (Ansalatina)

WASHINGTON.  – Da Joe Biden a Lebron James, dai leader dei diritti civili al New York Times: monta la protesta negli Usa dopo il video shock sull’uccisione a fine febbraio di Ahmaud Arbery, 25 anni, un giovane afroamericano freddato in Georgia mentre faceva jogging da un ex agente e dal figlio, entrambi bianchi.

Volevano farsi giustizia da soli, convinti che si trattasse di un ladro, e dopo oltre due mesi non sono stati né arrestati né incriminati. Neppure dopo il terribile filmato di 36 secondi girato da un testimone anonimo e postato online da un attivista, scatenando un’ondata di indignazione in tutto il Paese.

Ora la sua famiglia chiede le manette e una indagine per crimine d’odio: “Quegli uomini erano vigilanti e hanno compiuto un linciaggio moderno in pieno giorno”, ha denunciato il loro avvocato.

“É stato ucciso a sangue freddo”, ha accusato Joe Biden, il candidato dem alla Casa Bianca, chiedendo una “indagine rapida, completa e trasparente”. “Fare esercizio essendo nero non dovrebbe essere una sentenza di morte”, gli ha fatto eco la senatrice Kamala Harris.

Non ha dubbi la giovane star dem Alexandra Ocasio Cortez: “É stato ammazzato perché era nero. Ai suoi assalitori bianchi è stato consentito di girare liberi per mesi dopo averlo linciato, senza accuse, senza arresto. La polizia aveva il video dell’omicidio il giorno in cui accadde”, ha accusato.

É sceso in campo pure la leggenda dell’Nba: “Siamo letteralmente oggetto di caccia ogni giorno, ogni volta che facciamo un passo fuori dal comfort delle nostre case! Non possiamo nemmeno fare jogging, accidenti! Mi state prendendo in giro?”, ha twittato James, da sempre impegnato a denunciare le disuguaglianze sociali e il razzismo negli Stati Uniti, scontrandosi anche con Donald Trump.

Ma ad indignarsi e a chiedere giustizia sono in molti, mentre nella comunità afroamericana cresce la rabbia e si evocano i numerosi precedenti: a partire da quello di Trayvon Martin, il 17enne nero ucciso nel 2012 in Florida da un vigilante volontario bianco mentre camminava tranquillamente con addosso la sua felpa e il cappuccio in testa.

Arbery è stato ammazzato mentre era uscito per fare il suo jogging quotidiano, nella cittadina di Brunswick. Quando lo hanno visto passare davanti a casa, Gregory McMichael, un ex agente di 64 anni, e suo figlio Travis (34), hanno preso le loro armi, un revolver Magnum 357 e un fucile, sono saliti sul loro pickup e lo hanno inseguito.

Il primo ha raccontato alla polizia che gli sembrava il ladro d’appartamento filmato da una telecamera di sorveglianza. Nel video shock si vede una lite che si conclude con gli spari contro Arbery. Prima di autoricusarsi per i legami con i due sospetti, due procuratori avevano invocato la legge statale che giustifica la caccia ad un sospetto e l’autodifesa.

Ora un terzo procuratore ha promesso un gran giurì, che tuttavia non potrà riunirsi presto a causa del coronavirus.

E mentre la protesta cresce, arriva la notizia di un altro giovane afroamericano, Sean Reed, 21 anni, ucciso a Indianapolis alla fine di un inseguimento della polizia mentre trasmetteva in diretta Facebook quelli che sarebbero diventati gli istanti finali della sua vita.

Il video solleva perplessità sull’operato degli agenti, che hanno sparato almeno una dozzina di colpi. La polizia si è affrettata a precisare che l’agente coinvolto era nero. Ma ciò non sembra giustificare un intervento che appare brutalmente sproporzionato alla minaccia.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)