In Russia il virus accelera, anche il premier positivo

Cittadini con mascherine passeggiano nella Piazza Rossa di Mosca.
Cittadini con mascherine passeggiano nella Piazza Rossa di Mosca. (ANSA/EPA)

MOSCA.   – Il premier russo Mikhail Mishustin (54 anni) è risultato positivo al coronavirus. La rivelazione è arrivata in serata ed è stato lui stesso a comunicarlo, in videoconferenza con il presidente Vladimir Putin.

Che gli ha augurato “una pronta guarigione” e ha assecondato la sua proposta di nominare reggente il vice premier, Andrei Belousov, mentre Mishustin affronterà il periodo di autoisolamento.

La bomba è scoppiata mentre in Russia l’epidemia s’impenna e i casi ufficiali hanno sfondato quota 100mila, sull’onda del record degli oltre 7mila contagi registrati mercoledì.

Il Paese è così entrato nel gruppetto di testa – all’ottavo posto dietro alla Turchia – delle nazioni più colpite dal Covid-19, sfatando il mito dell’invulnerabilità, fino a poco tempo fa abbastanza in voga. Con i russi in lockdown dal 30 di marzo, la situazione non pare rosea.

La malattia di Mishustin non fa che aggravare questa percezione. Sino a che non si guardano i deceduti: gli ultimi dati ne certificano infatti 1.073 in totale. Il che dà alla Russia un indice di mortalità tra i più bassi al mondo (intorno all’1%).

Il tema dei numeri è stato fin da subito spinoso e da più parti (dissidenti, sindacati di categoria, persino capi di Stato in teoria amici, come il bielorusso Alexander Lukashenko) le autorità russe sono state accusate di mentire per sminuire l’entità dell’epidemia. I problemi certo non mancano.

Medici e infermieri hanno denunciato, a più riprese, la carenza di kit di protezione individuale e le difficili condizioni di lavoro; a Ufa un ospedale è stato messo in quarantena a causa del coronavirus dilagante tra personale e pazienti, con i lavoratori di fatto sequestrati; i dottori hanno lanciato poi un sito dove tenere la conta dei caduti in prima linea poiché i dati ufficiali non quadrano.

Detto questo, ad oggi non si hanno informazioni di “morti fuori scala”, né a Mosca, epicentro dell’epidemia, né nelle regioni, dove il sistema è certamente meno attrezzato per resistere all’urto. “Abbiamo evitato il catastrofico scenario italiano e non per miracolo, ma grazie alle tempestive misure adottate”, ha commentato soddisfatto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. La realtà però è più sfumata.

Uno studio del centro di analisi del ministero della Salute ritiene che il successo finora registrato si debba “alla bassa densità della popolazione, alla scarsa mobilità delle persone, se paragonata agli Usa o all’Europa, l’alto livello di vaccinazione, la buona risposta ospedaliera e il massiccio uso di test (oltre 3 milioni, ndr)”. Nonché, ovviamente, alle  “misure” prese dalle autorità.

Insomma, aiutati che la Russia ti aiuta. Inoltre, stando ai dati forniti dalla task forcé nazionale, a Mosca (dove si concentrano al momento il 50% dei casi) la stragrande maggioranza dei contagiati ha meno di 65 anni (e solo il 15% supera questa soglia di età, comprendendo anche gli ultra-ottantenni). Circostanza che impatta molto sul numero dei ricoveri e quindi delle morti.

La “bella storia” però potrebbe anche non durare. Putin ha ricordato più volte che il “picco deve ancora arrivare”. Secondo i modelli matematici questo potrebbe accadere, a Mosca, entro metà maggio e poi, con un ritardo di 3 settimane, nel resto del Paese. La capitale sta già correndo ai ripari aumentando i posti letto disponibili, ormai quasi esauriti. Per quanto riguarda la Russia “profonda” invece, più a corto di risorse, resta un grande punto interrogativo.

Adesso inoltre l’attenzione sarà rivolta alla salute di Putin: l’agenda ufficiale non riporta incontri di persona con Mishustin, tutte le riunioni sono condotte da tempo in remoto. Ma senz’altro la narrazione non ne giova.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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