Parigi “basta calcio”, Londra e Madrid vanno avanti

Giocatori del Bayern Munich reallizzano una pratica di allenamento con distanzamento sociale.
Giocatori del Bayern Munich reallizzano una pratica di allenamento con distanzamento sociale. (ANSA/EPA)

PARIGI. – La Francia chiude il calcio, condizionando la riapertura del campionato da settembre allo sviluppo dei dati su Covid-19. Mentre i governi di Inghilterra e Germania  sono sempre piú orientati verso un nuovo fischio d’inizio e quello della Spagna dice al momento sì alla ripresa degli allenamenti, l’esecutivo di Parigi é il primo europeo a mettere fine al campionato, dopo che in Olanda era stato il calcio stesso a chiudere tutto.

La federcalcio francese prende atto, e chiude il campionato.  “La stagione agonistica degli sport professionistici 2019-2020, in particolare, quella del calcio, non potrà riprendere”, ha annunciato oggi il premier francese, Edouard Philippe, presentando a Parigi il piano di progressiva riapertura dall’11 maggio, dopo quasi due mesi di rigido confinamento, per contrastare il coronavirus.

Riapertura che però, al momento, non riguarda il mondo del pallone. Tanto da indurre la Lega Calcio francese a convocare per stasera un Cda straordinario per valutare il da farsi: come la Premier, anche la Ligue1 stava trattando con i broadcaster che avevano chiesto di ridurre le rate dei diritti tv ancora da versare. Lo stop del governo, paradossalmente, potrebbe fornire ai club il pretesto di “causa di forza maggiore” come tutela legale.

Fino ad oggi, lo scenario privilegiato sembrava una ripresa dei campionati di Ligue 1 a metà giugno, ma anche dal ministero dello Sport è arrivata una doccia fredda. Nella migliore delle ipotesi, dicono fonti ministeriali citate dall’agenzia France Presse, le competizioni potranno riprendere  ad agosto. D’altra parte, il pendolo del si e del no riguarda tutto il calcio europeo.

Oltremanica, la premier League corre spedita.Il calcio inglese deve ricominciare il prima possibile, e già entro la fine di questa settimana si conosceranno i dettagli – tempi e modalità – della ripresa del campionato di Sua Maestà. Dopo il via libera del governo, che ieri ha espresso il suo assenso alla conclusione della stagione pur nel rispetto di stringenti misure di sicurezza igienico-sanitarie, la macchina organizzativa del massimo campionato inglese ha subito una brusca accelerazione.

Venerdì i 20 club conosceranno il protocollo di ripartenza, che verrà messo a punto giovedì nel corso di una riunione tra i rappresentanti del governo, le autorità sanitarie e i dirigente delle federazioni sportive. Nel piano di ripartenza, il calcio avrà la precedenza, a seguire si studieranno specificità e necessità delle altre discipline. L’obiettivo della Premier è di tornare a giornate già il 9 giugno, dopo tre settimane di allenamenti, in tempo utile per completare la stagione (restano da giocare complessivamente 92 partite) entro la fine di luglio.

D’altra parte il pendolo del sì e del no riguarda tutto il calcio europeo. L’Olanda ha deciso di fermarsi, il Belgio che doveva farlo prima ha ancora rinviato la scelta, la Germania aspetta la decisione della Merkel ma oggi ha incassato il si’ dei ministri dello sport dei 16 Laender, con un rinvio: i club tedeschi che gia’ si allenano erano pronti a riprendere il campionato dal 9 maggio, per i Laender si può giocare da meta’ o fine mese.

Quanto alla Spagna è stato annunciato oggi un piano in quattro fasi per la ripartenza, e la Liga ottiene un primo semaforo verde. Ad annunciare le prossime fasi, da lunedi’ a fine giugno, é stato il premier spagnolo, Pedro Sanchez. Il governo di Madrid autorizza il ritorno agli allenamenti individuali di atleti professionisti, anche quelli degli sport di squadra, al via dal 4 maggio, e di quelli in gruppo dall’11 maggio.

Ma la cautela resta grande, il ministro della Sanità ha dichiarato nei giorni scorsi che promettere un ritorno del campionato prima dell’estate “sarebbe imprudente”.

Da parte sua, la LIga intende testare tutti i giocatori per riprendere gli allenamenti e poi le partite ferme dal 12 marzo.Intanto, i mancati introiti dei diritti tv continuano a far tremare il sistema calcio.

Lo stop forzato dei campionati causa pandemia da coronavirus e quindi la mancata trasmissione dei match rischia di far fare un passo indietro alle emittenti che detengono i diritti: al momento l’allarme è scattato in alcune delle principali leghe europee, in particolare Premier e Ligue 1 francese in cui i tagli delle tv ai club sarebbero già arrivati.

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