Confindustria: non solo credito, indennizzare perdite

Lavoratrice al lavoro in una fabbrica di stoviglie.
Dipendente al lavoro in una fabbrica di stoviglie. (ANSA)

ROMA.  – Se anche la direzione appare condivisibile, l’azione del Governo per le aziende in crisi di liquidità è “ancora insufficiente rispetto all’impatto pesantissimo, e senza precedenti nella storia moderna del Paese, che la pandemia sta provocando sul tessuto produttivo italiano”. Più in generale, “bisogna completare gli strumenti di sostegno” con nuove misure fin dal prossimo decreto.

Confindustria, in audizione in Parlamento sulle misure varate per aiutare le imprese nell’accesso al credito per avere liquidità avverte che, anche guardando all’insieme degli otto decreti legge adottati finora dal Governo, l’efficacia dipenderà anche da una “tempestiva fruibilità” delle misure di sostegno pubblico “da parte di cittadini e imprese”.

Serve “un mix di interventi”, sollecita la dg Marcella Panucci in audizione alla Camera, che chiede di valutare anche la possibilità di prevedere “compensazioni”, “indennizzi” per le perdite subite dalle imprese: sarebbe un “intervento costoso” – ne sono consapevoli gli industriali – e che quindi potrebbe essere circoscritto solo all’emergenza delle imprese più piccole ma a condizione che venga resa più sostenibile per le imprese la scelta del Governo di puntare sul credito come strumento di sostegno.

Quindi, rimborsi a 30 anni superando i vincoli europei che al momento non hanno permesso di prevederne più di sei, ma anche uno stop a “complicazioni burocratiche”, “ritardi”, alla corsa ad ostacoli che comporta il rischio “di compromettere per sempre la sopravvivenza delle imprese”.

L’appello è: “velocizzare, semplificare”, “ridurre al minimo lo scarto temporale tra l’adozione delle norme primarie e la loro concreta operatività”.

La proposta pratica è: autocertificazioni sui requisiti di accesso alle garanzie sul credito blindate da una responsabilità penale. Intanto Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al premier Giuseppe Conte per chiedere un incontro su scuola e P.a. Marcella Panucci ricorda in Parlamento le stime di Confindustria su quanto sia devastante lo scenario: una caduta del Pil del 10% nei primi due trimestri dell’anno, una crisi di liquidità per le imprese da 57 miliardi se l’epidemia finirà a giugno, 138 miliardi se si arriverà a dicembre.

Ed in una seconda audizione, sul Def, il direttore del Centro studi di Confindustria Stefano Manzocchi aggiorna le stime di via dell’Astronomia: con due settimane in più di blocco delle attività produttive (che contano l’1,5% di Pil) ed un peggioramento di scenario anche a livello internazionale la caduta del Pil 2020 ad oggi si stima tra l’8 e il 10%.

Mentre appare “ragionevole” ipotizzare un rimbalzo nel 2021 intorno al 4,8%. Anche Manzotti sottolinea l’esigenza di un “adeguato mix di misure che passi anche attraverso trasferimenti diretti alle imprese da parte dello Stato per compensare le perdite”.

Confindustria in Parlamento ha esaminato “limiti”, “criticità da superare e previsioni da rafforzare”, e punto per punto i correttivi e “le ulteriori misure da adottare” suggeriti dagli industriali.

É un quadro articolato che tocca anche temi come l’applicazione del Golden power, le norme su continuità aziendale, crisi e insolvenza, l’esigenza di spingere sulle misure di carattere fiscale “a partire da una ulteriore sospensione dei versamenti tributari e contributivi”.

Per gli industriali è “indispensabile” anche “una decisa accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni” ed “accelerare l’utilizzo di eventuali crediti di imposta”.

(di Paolo Rubino/ANSA)