Da tamponi squadre alla vela, studio sicurezza Coni

Un campo da tennis deserto.
Un campo da tennis deserto. (ANSA)

ROMA. – Quattrocentoquattro pagine per aiutare il Governo a decidere. “Lo sport riparte in sicurezza”: è questo il titolo del rapporto che il Politecnico di Torino ha sviluppato con il Coni e il Comitato Paralimpico per consentiré a tutte le 387 discipline sportive di uscire dall’emergenza Covid-19 non appena arriveranno le dovute autorizzazioni da Palazzo Chigi.

“Ognuno protegge tutti” è la sintesi dell’iniziativa che gli ingegneri torinesi, sulla base delle indicazioni ricevute dalle Federazioni, dalle Discipline Sportive e dagli Enti di Promozione, tramite il Coni e il lavoro dello staff del suo segretario generale, Carlo Mornati, hanno realizzato certificando i diversi fattori di rischio delle singole attività sportive e che da domenica sera è sulla scrivania del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.

In questa fase iniziale è stato chiesto a tutte le federazioni di procedere con un “self assessment” (overo un’autovalutazione) indicando per ogni singola voce, applicata a ciascuna specialità sportiva in relazione al luogo di pratica e alla natura dell’evento (allenamento o gara) il relativo fattore di rischio dove 0= inesistente; 1=scarso; 2=medio; 3=alto; 4=elevato.

Il documento ha lo scopo di fornire indicazioni e azioni di mitigazione che possano accompagnare la ripresa a seguito del lockdown, analogo a quanto l’Inail ha realizzato per la cosiddetta Colao elencando i rischi delle attività economiche (Ateco).

Per lo sport indicazioni e azioni di mitigazione dovranno essere declinate per la fase agonistica in una  successiva fase, in virtù delle specificità proprie di ciascuna disciplina. Al momento queste linee guida valgono unicamente per gli operatori sportivi (atleti, allenatori, ufficiali di gara) da osservare con carattere temporaneo e strettamente legate alla fase di emergenza, sebbene alcune potranno essere utili anche ad emergenza superata.

La metodologia di lavoro si è basata su rilevanze tecnico-scientifiche, necessarie per l’analisi accurata delle attività che si svolgono in un sito sportivo, del personale che vi opera, dell’organizzazione stessa, del layout del sito, alla luce del modello sportivo organizzativo italiano facente capo al Coni e al Comitato Paralimpico.

Alla base del rapporto ci sono dieci fattori strutturali: inquadramento del rischio, norme e atti di indirizzo, criteri della valutazione del rischio, analisi specifica del sito sportivo, misure di prevenzione e protezione, informazione, formazione e addestramento, sorveglianza sanitaria e monitoraggio dei casi positivi, definizione del sistema di vigilanza, rischi interferenziali (nel caso di fornitori esterni) e applicazione delle buone prassi a casi di studio m(beta testing) per alcune discipline olimpiche e paralimpiche.

Ne è venuto fuori un documento di 404 pagine comprensivo di tanti allegati tra cui il protocollo di screening ad hoc e le raccomandazioni della Federmedici sportivi.

Tra gli sport meno rischiosi si trovano vela (ma solo in barche con equipaggio singolo), ginnastica artistica (ma non la ritmica), equitazione, golf e tennis. Tutti gli sport di contatto e di squadra invece figurano nelle categorie medio alte nei coefficienti di contagio. Per ognuno di essi figurano comunque i consigli per riprendere in sicurezza.

Nel tennis ad esempio per giocare un match singolare (per il doppio le classi di rischio aumentano) vengono suggeriti gli occhiali per evitare contatto occhi-mani, panchine separate, palline personali (per evitare che l’altro giocatore le usi), ed evitare la contemporaneità a rete. Più facile l’allenamento a patto che si mantengano le distanze interpersonali tra maestro e atleta.

La vela in barca singola è a contagio bassissimo a patto di lavare mani, imbarcazione e vele prima di ogni uscita. Più complicate judo e scherma (anche nell’allenamento con i maestri) mentre nel tiro con l’arco basta rispettare la distanza interpersonale.

Completamente diverso è il discorso sugli sport di squadra per i cui allenamenti sono indicate formazioni di gruppi chiusi e costanti mantenendo distanze interpersonali, evitando disposizioni in linea degli atleti nelle fasi di corsa fino all’obbligatorietà del tampone 48 ore prima di ogni gara e obbligando a mascherina e distanziamento sociale chi siede in panchina. L’uscita dall’emergenza è ancora molto lontana.