Braccio di ferro Ue-Londra per i negoziati sulla Brexit

Il premier britannico Boris Johnson pronunica un discorso s Manchester davanti al suo motto di campagna "facciamo il Brexit" per la separazione del Regno Unito dall'Unione Europea, l'anno scorso.
Il premier britannico Boris Johnson pronuncia un discorso a Manchester davanti al suo motto di campagna "facciamo il Brexit". Immagine d'archivio. (ANSA/AFP/ Ben STANSALL )

BRUXELLES. – É braccio di ferro tra Bruxelles e Londra sui negoziati per l’accordo commerciale e le relazioni future: una guerra di posizioni sulle due sponde della Manica, che potrebbe deflagrare in un nuovo shock economico, agravando il disastro che già sta provocando il passaggio del coronavirus.

A denunciare le serie difficoltà emerse nel round di trattative di questa settimana, è stato il capo negoziatore della Ue, Michel Barnier. Il francese, noto per il suo aplomb, in una videoconferenza dalla sala stampa deserta di Bruxelles, ha inanellato una serie di stoccate contro il partner britannico, trattenendo a stento tutta la sua irritazione. “Non possiamo accettare di fare progressi selettivi su un numero limitato di aree. Dobbiamo avanzare su tutti” i dossier della dichiarazione politica che anche “Boris Johnson ha firmato”, ha tuonato il francese.  “Il Regno Unito non può rifiutarsi di estendere il periodo di transizione (che scadrà il 31 dicembre), e allo stesso tempo, rallentare le discussioni”, ha avvertito.

A “deludere”, in particolare, i mancati avanzamenti su uno dei temi chiave per l’Ue, il “level playing field”, una base di regole comuni per contenere la concorrenza sleale alle porte di casa, e sulla pesca, anche questa un’assoluta linea rossa per l’Unione. In aggiunta, anche le questioni non trascurabili della governance dell’accordo sul futuro, e della cooperazione giudiziaria. “Se non ci sarà un’intesa su level playing field e pesca – ha sintetizzato secco Barnier – non ci sarà accordo commerciale: non si farà un’intesa a scapito del mercato unico”.

La risposta per le rime non è tardata ad arrivare. In una nota diffusa da Downing Street a nome del capo negoziatore, David Frost, il Regno Unito ha segnalato a sua volta che “i progressi sono stati limitati”, deplorando “che l’offerta dell’Ue sul commercio dei beni sia rimasta ben al di sotto di quanto concordato nei trattati di libero scambio recenti con altri Paesi sovrani”, come ad esempio quello di Canada e Giappone.

Una situazione che secondo Londra “riduce considerevolmente” la credibilità “dell’aspirazione a un’intesa a zero dazi”, che peraltro “condivide”.

Posizioni molto distanti insomma, che le due parti tenteranno di avvicinare in soli due nuovi round di trattative, nelle settimane dell’11 maggio e del primo giugno, prima cioè dell’incontro ad alto livello in cui si farà il punto per capire se ci siano stati “progressi tangibili e reali in tutti i dossier”, e valutare se sia il caso di prepararsi allo scenario peggiore di una Brexit economica senza accordo, o se ci sia il margine per stringere un’intesa cuscinetto, per un’uscita che comunque porterà a dure conseguenze.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

Lascia un commento