Piano di Conte per evitare il Mes: “Recovery Fund subito”

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte assiste al Consiglio Europeo.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte assiste al Consiglio Europeo. (Filippo Attili/Ufficio Stampa Palazzo Chigi) EPA/FILIPPO ATTILI/CHIGI PALACE PRESS OFFICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES *** Local Caption *** 54838622

ROMA. – Il sì al fondo salva-Stati da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, c’è stato. Ora, per il capo del governo, resta la partita più difficile: convincere il partito di maggioranza relativa, il M5S, che il “Mes” configurato oggi a Bruxelles sia a zero condizioni o perlomeno accettabile.

Non sarà una partita facile e al premier servirà del tempo per permettere al Movimento di vagliare le eventuali trappole della linea di credito destinata a coprire spese sanitarie dirette e indirette. Ma, proprio per questo, Conte tenterà un piano B in zona Cesarini: arrivare all’attivazione del Recovery Fund nel giro di una manciata di mesi.

E’ questa l’ultima strada per evitare il rischio di una frattura della maggioranza. A Consiglio Ue in corso, infatti, nel M5S serpeggiava comunque un certo scetticismo nei confronti del Mes. “Noi ci fidiamo di quello che ha detto Conte. E comunque, prima di un’eventuale sì, dovremo vagliare bene l’accordo”, spiegava nel pomeriggio un pentastellato vicino ai dossier economici.

E’ il Recovery Fund, nella strategia del premier, il “cavallo di Troia” per uniformare il M5S sull’intero pacchetto di aiuti dell’Ue. Un pacchetto che comprende Sure, Bei e Mes. E che – è questa la novità incassata dal premier – definisce il Recovery Fund “necessario e urgente”.

E su questa partita, spiegano fonti vicino al dossier, al Consiglio Ue si è formato innanzitutto un “asse latino” composto da Italia, Francia, Portogallo e Spagna, con un lavoro in condivisione in particolare tra Conte e Emmanuel Macron. Ma nell’ok alla richiesta di Conte ha contato, e non poco, anche la sponda di Angela Merkel.

Ma quanto sarà urgente il “bazooka” della commissione europea? Il fattore tempo è dirimente. Il decreto aprile da 55 miliardi sarà un’ulteriore colpo per la casse dello Stato. Le stime sugli effetti del lockdown sul Pil sono da film horror e già si vedono i contorni di una manovra d’autunno a dir poco in salita. Manovra alla quale Conte si vuole avvicinare con la sicurezza del paracadute europeo.

E il premier si trova così stretto tra la necessità di salvare i conti e una maggioranza che, sul Mes, rischia di frantumarsi. Non a caso nel plauso che i big del Movimento rendono a Conte il Mes non viene neppure citato mentre mentre Matteo Salvini passa subito all’attacco: “una disfatta, il Mes è un’ipoteca sul futuro dei nostri figli”.

Del resto, il premier al tavolo Ue scandisce una frase: “l’emergenza coronavirus da sanitaria è diventata economica e sociale. E ora è anche politica”. Tradotto: un atteggiamento ostile dell’Europa rischia di destabilizzare, pericolosamente, la politica interna degli Stati membri.

Conte, nelle prossime settimane sarà chiamato ad illustrare il piano Ue in Parlamento. A quel punto è possibile che alle sue comunicazioni seguano delle risoluzioni. E, proprio sulla risoluzione di maggioranza, potrebbero confluire le tensioni tra Pd e Iv (pro-Mes) e M5S. Con lo spettro di una spaccatura del Movimento e della formazione, in Parlamento, di una maggioranza pro-fondo salva Stati costruita da Pd, Iv, FI e un pezzo di Cinque Stelle.

A questo, però, i vertici del Movimento non vogliono arrivare, consapevoli che, senza il paracadute europeo, potrebbero affacciarci soluzioni ancora meno digeribili. “Chi non vuole l’Ue sceglie la patrimoniale”, spiegava, questa mattina, l’ex premier Enrico Letta.

(di Michele Esposito/ANSA)

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