Sicurezza e tecnologia: la moda riparte in cinque punti

Vetrina diun negozio Gucci.
Vetrina diun negozio Gucci. (ANSA)

ROMA. – Fare il salto tecnologico. Implementare i protocolli di sicurezza. Ideare collezioni resilienti capaci di superare le mode e il tempo. Far crescere la reputation per far si che germogli un legame diretto tra brand e consumatore. Infine, aumentare l’omnicanalità, utilizzando approcci online e offline. “L’approccio allo shopping è mutato. Inutile gridare alle riaperture se le aziende non sono attrezzate al cambiamento”.

La pensa così Marcello Tortora, manager-imprenditore, esperto di sviluppo marchi e ceo di Medias, società di comunicazione partner tra gli altri dei brand Fracomina e Cannella, che ha tracciato per l’ANSA le linee guida per la fase post Covid-19, individuate in cinque punti strategici. “Nel mondo della moda si grida alla riapertura – afferma Tortora – ma è inutile farlo se le aziende non sono attrezzate al cambiamento”.

“L’approccio all’acquisto seguirà diversi percorsi emozionali e di necessità, ma in totale controtendenza voglio affermare che il mondo della moda non è morto, ma sicuramente non sarà più quello di prima. Ed è importante ricordarlo a tutti gli attori della filiera, non solo per comunicare un pizzico di ottimismo, ma per far comprendere la necessità immediata di mettersi a studiare ed attrezzarsi”.

Ecco i cinque punti che secondo Tortora le aziende devono seguire per riaprire. Fare il salto tecnologico, sia strutturale che culturale. La virtualizzazione delle collezioni e delle sfilate è solo la punta dell’iceberg, dietro ci deve essere una vera e propria digital revolution, che parta da un accurato sistema e vada verso un progetto operativo con la diminuzione degli spostamenti per ricerca e sviluppo, sopratutto da e per la Cina.

Un nuovo paradigma che preveda anche la presentazione alla vendita in un unico modello di lavoro dove la fisicità sarà ridotta al minimo. Implementare protocolli di sicurezza, sia interni che esterni alla società. Questi non solo devono seguire le norme generali dettate dal Governo, ma vanno ampliati anticipando le paure dei consumatori (solo sul concetto dell’igiene e della sicurezza gli italiani hanno standard diversi dal resto del mondo) e devono essere comunicati nel miglior modo possibile.

Ideare collezioni resilienti. È necessario creare prodotti ispirati a un modello di resilienza del consumatore dove, sia i tempi di uscita che la tipologia dell’offerta, si adattino a un nuovo processo di shopping. Il consumatore cercherà prodotti di abbigliamento più sicuri, ovvero capaci di superare le mode temporanee e di durare nel tempo. La qualità e la proposta stilistica vanno pertanto riviste da questa angolazione.

È arrivato il tempo della lentezza dove il fast fashion dovrà trovare un modello di rinascita, real fashion. I brand dovranno saper interpretare concetti come comodità e feel good. Far crescere la reputation. Sarà sempre meno possibile comunicare in maniera inconcreta la moda, che invece si dovrà adattare a un modello realistico del mercato. Solo chi conosce a fondo il proprio target riuscirà a parlare nel modo adeguato. Chi non ha una sua personalità avrà problemi.

Il mondo dei social e dell’advertising cambierà e come afferma il guru del marketing Philip Kotler, si passerà a un vero marketing 4.0, dove brand e consumatore devono legarsi uno all’altro senza interfacce. In questo scenario influencer e ambassador dov̀ranno lavorare al cambiamento per non perdere il collegamento con i follower. Infine, aumentare l’omnicanalità. Dar vita a progetti reali che cambino o rafforzino la capacità delle aziende di esprimere la propria missione in modo strategico su tutti i canali, on & offline.

Non può crescere il digital se non si integra con una experience reale e fisica. Ecco perché va immaginata la trasformazione di alcuni store in salotti di prova, dove poter far vivere l’esperienza anche in modo virtuale, con tecniche 3D e ologrammi e con prodotti spediti a casa. Questa strategia si traduce con minor costi di magazzino, di personale e di spazi e si rafforza con personal shopper o con servizi di fashion stylist.

(di Patrizia Vacalebri/ANSA)