Finto agente fa strage in Canada, l’ombra del virus

Il killer Gabriel Wortman (D) e l'auto modificata simile a una volante della polizai canadiese (S), in una composizione grafica.
Il killer Gabriel Wortman (D) e l'auto modificata simile a una volante della polizai canadiese (S), in una composizione grafica. (ANSA/ Xinhua via ZUMA)

WASHINGTON, 20 APR – La sparatoria del weekend in Canada, la peggiore nella storia del Paese con le sue 18 vittime, non ha ancora un movente ma tra le ipotesi d’indagine c’è anche la crisi da coronavirus.

Una emergenza che ha portato alla chiusura delle attività non essenziali, tra cui gli studi dentistici di Gabriel Wortman, 51 anni, identificato come l’autore della strage e morto in uno scontro a fuoco con gli agenti dopo una caccia all’uomo durata 12 ore.

Il killer ha seminato morte, panico e incendi per una notte lungo 35 chilometri della provincia atlantica della Nova Scotia, tra Portapique e Enfield, una sonnolenta area rurale ad un’ora e mezzo di auto da Halifax. L’uomo, hanno ricostruito gli inquirenti, aveva una vera e propria ossessione per lucidare e mettere a nuovo vecchie volanti della polizia acquistate alle aste, come quella falsa che ha usato per il suo massacro, indossando anche un’uniforme da poliziotto.

La sparatoria è cominciata sabato sera, quando le forze dell’ordine, allertate da una telefonata, sono intervenute in una casa di Portapique trovando diversi morti dentro e fuori, nella stessa strada dove abitava Wortman. L’abitazione era in fiamme, come le altre trovate nelle ore successive, insieme ad altri cadaveri.

Le autorità hanno fatto scattare il lockdown, chiedendo agli abitanti della zona di barricarsi in casa e diffondendo l’identità del presunto killer, insieme alla targa della sua auto. Domenica mattina Wortman ha avuto il tempo di cambiare vettura, salendo a bordo di un Suv, prima di essere intercettato e ucciso ad una pompa di benzina.

Gli investigatori non escludono che il killer abbia cominciato il suo massacro con obiettivi mirati, diventati poi casuali. L’uomo non era noto alla polizia per storie di violenza o visioni estremiste. Dalle prime testimonianze emerge il profilo di un tizio riservato ma cordiale e sostanzialmente normale, che in passato aveva anche rifatto gratis i denti ad una donna malata di cancro e priva di denaro. L’unica “stranezza” era quella sua passione smodata per i cimeli e le vecchie auto della polizia da sistemare, sin da quando era studente e qualcuno gli profetizzava un futuro nella Royal Canadian Mounted Police.

Intanto comincia il triste rito del riconoscimento delle vittime. Tra loro Constable Heidi Stevenson, poliziotta con 23 anni di servizio e madre di due figli di 13 e 10 anni: è morta mentre tentava di neutralizzare l’assalitore. Nella lista figurano Lisa McCully, una maestra delle elementari, Heather O’Brien, infermiera, Jamie Blair e Greg Blair, un coppia con due bambini.

Il premier canadese Justin Trudeau ha espresso il suo cordoglio alle famiglie colpite dalla strage e proposto una veglia virtuale su Facebook venerdì a causa del coronavirus. “La violenza non ha posto nel nostro Paese”, ha poi ammonito. Il record di vittime risaliva al 1989, quando un killer uccise 14 persone e se stesso al Politecnico di Montreal.(di Claudio Salvalaggio/ANSA)