Si studia riaperture a più velocità, ma le Regioni si dividono

Semideserta Ripa di Porta Ticinse e il Naviglio Grande con i tavolini dei locali deserti per l.’emergenza del coronavirus
Semideserta Ripa di Porta Ticinse e il Naviglio Grande con i tavolini dei locali deserti per l'emergenza del coronavirus, Milano. Ansa/Matteo Corner

ROMA. – Dividere il Paese in macroaree, riaprire proteggendo lo stivale con alcune “zone rosse” ad alto contagio. La “fase 2” potrebbe iniziare così, con un riavvio graduale del motore. Forse già a partire dall’apertura di alcuni settori produttivi, a iniziare da moda e mobilifici, a fine aprile.

Niente è deciso: il premier Giuseppe Conte tiene una linea di grande prudenza, punta a linee guida uniformi per tutto il territorio nazionale e prova a fermare “fughe in avanti” e indiscrezioni che “rischiano di alimentare il caos”.

Sulla ripartenza frenano non solo alcuni scienziati, illustrando il rischio di una seconda ondata di contagi, ma anche diversi esponenti di maggioranza. Divide ad esempio l’idea, al vaglio del Comitato tecnico scientifico, di aprire il 4 maggio oltre ai parchi, anche bar e ristoranti: “Non esiste”, insorgono fonti di maggioranza.

Mentre l’ipotesi delle macroaree rischia di cozzare anche con il fronte variegato delle Regioni, che va da chi, come Luca Zaia, dice che “il lockdown non esiste più”, a chi, come Vincenzo De Luca, minaccia di chiudere la Campania.

Di come far ripartire le attività produttive discute per oltre sei ore la task force guidata da Vittorio Colao: il tema è non solo quali settori riaprire, avendo come base guida le classi di rischio elaborate dall’Inail (tre categorie: basso, medio-basso, alto) ma soprattutto come far muovere i lavoratori, scaglionando gli orari sia per i turni di lavoro sia per i trasporti e incoraggiando, ove possibile, lo smart working.

Si ipotizzano per i trasporti modalità per contare i passeggeri e segnaletica per il distanziamento alle fermate. I primi feedback della task force, e più in generale i protocolli per le riaperture, potrebbero essere già sabato in giornata oggetto di un nuovo confronto tra governo e parti sociali. Al vaglio c’è l’idea di far ripartire anche prima del 4 maggio – il 27 aprile è la data cerchiata sul calendario – settori che l’Inail indica come a basso rischio come la moda, la metallurgia, i mobilifici, il settore dell’automotive.

Un pressing è in corso – anche da regioni come la Lombardia – per l’edilizia, perché oggi sono aperti solo le grandi opere. Ma dal governo in questo caso sono più prudenti: è difficile in cantiere garantire le distanze.

Alle 18.30 di sabato è convocata la cabina di regia, cui potrebbe partecipare anche il premier Conte, tra governo ed enti locali (con Fontana, Bonaccini e Musumeci per le Regioni, Decaro, Raggi e Pella per i Comuni) per provare a concordare una linea a livello nazionale. In quella sede potrebbe essere discussa anche l’idea di gestire la “fase 2” dividendo il Paese in macroaree (Nord, Centro e Sud) a seconda dell’entità del contagio: Franco Locatelli del Css definisce “solido” il contenimento del contagio nel centrosud.

Ma nel governo più d’uno è scettico e indica come preferibile una soluzione nazionale: il problema sarebbe non solo come gestire gli spostamenti tra le aree del Paese, ma anche isolare le zone, come la Valle D’Aosta, in cui il contagio è meno diffuso che nel resto del Nord.

Le “zone rosse torneranno ad essere importanti” quando finirà il lockdown, dice Gianni Rezza dell’Iss. Ma bisognerà evitare iniziative solitarie. Perché se Attilio Fontana si dice pronto a riaprire il 4 maggio “se lo dirà la scienza”, c’è chi come Vincenzo De Luca minaccia di chiudere i confini campani per fermare arrivi dal Nord.

Da Palazzo Chigi invitano alla prudenza rispetto a ogni ipotesi: le decisioni saranno comunicate solo dopo la conclusione dei lavori della task force sulla fase due, che ad ora non si sarebbe data una deadline. Dalla maggioranza frenano non solo Roberto Speranza ma anche Vito Crimi, che invita a non dare per scontata la fine del lockdown il 4 maggio. Ed è prudente anche il Pd, che chiede regole e indicazioni precise, ma senza affrettare i tempi.

Sia Silvio Brusaferro che Franco Locatelli, entrambi membri del comitato tecnico scientifico, invitano alla grande “cautela” e anticipano che le abitudini e le modalità di vivere le socialità andranno cambiate. Grande attenzione ci sarà alle regole per i giovani – per evitare assembramenti e feste – come per gli anziani.

Ma i parchi il 4 maggio dovrebbero riaprire e con prudenza gli scienziati valutano anche di dare il via libera a bar e ristoranti, pure per dare una prima spinta a un settore in grande crisi come il turismo: lo si farebbe con rigide regole di distanziamento. Ma sui bar, come su parrucchieri e barbieri, la maggioranza leva gli scudi: potrebbe essere troppo presto.

(di Serenella Mattera/ANSA)