In un giorno 4.600 morti in Usa. Mascherine a New York

Cittadini con mascherine passeggiano in una strada di New York mantenendo la distanza sociale. (ANSA/ EPA/JASON SZENES)
Cittadini con mascherine passeggiano in una strada di New York mantenendo la distanza sociale. (ANSA/ EPA/JASON SZENES)

WASHINGTON.  – Donald Trump presenta il piano in tre fasi per riaprire l’America a geografia variabile nonostante il record di decessi per coronavirus, che giovedì sera è volato alla cifra record di 4.591 in 24 ore, polverizzando il precedente primato di 2.569 morti.

E ignorando che gli Usa, primo Paese al mondo per casi (oltre 672 mila) e vittime (quasi 39 mila), non hanno ancora sufficienti capacità di test di massa, sistemi di tracciamento e materiale protettivo come mascherine e guanti.

Ma il tycoon, che sta franando nei sondaggi sulla gestione dell’emergenza, tira dritto per la sua strada, anche se alla fine lascia ai governatori la decisione su quando ripartire: una netta retromarcia dettata dal fatto che molti si stavano coordinando tra loro e avevano già annunciato ulteriori proroghe delle restrizioni. Come Andrew Cuomo, il governatore di New York, città dove oggi è entrato in vigore l’ordine di indossare una mascherina o una copertura della faccia in pubblico quando non si possono mantenere le distanze sociali e sempre nei mezzi pubblici di trasporto.  Per i bimbi l’obbligo scatta dai due anni in su.

Una misura varata per contenere la diffusione del contagio, che continua nonostante le restrizioni in atto: nello Stato di New York, lo Stato Usa più colpito, questa settimana sono state riportate oltre 41 mila persone positive, una media di oltre 8000 persone al giorno, circa lo stesso numero delle due settimane precedenti.

Trump ha battezzato il suo piano “Opening up America again”, che riecheggia il suo slogan elettorale “Make American great again”. “É il prossimo fronte nella nostra guerra”, ha spiegato. “L’America vuole essere aperta, una chiusura nazionale non è una soluzione sostenibile a lungo termine”, ha ammonito, ricordando “il forte aumento” dell’abuso di alcol e droga, di problemi fisici e mentali. Il Paese – ha precisato – non riaprirà tutto nello stesso momento. “Ci sono 29 Stati in buona posizione per riaprire in tempi brevi”, ha assicurato il tycoon, ipotizzando anche ripartenze a macchia di leopardo nella varie contee di ogni Stato.

La prima fase prevede il distanziamento sociale in pubblico, vieta assembramenti con più di dieci persone, incoraggia il telelavoro e prevede che le scuole restino chiuse, così come i bar. Per le palestre e i ristoranti è ipotizzata un’apertura a patto del rispetto di rigidi protocolli sulla distanza fisica.

La seconda fase segna la ripresa dei viaggi non essenziali e la riapertura delle scuole mantenendo comunque il distanziamento sociale in pubblico. La terza fase è quella del ritorno alla “nuova normalità”, quella in cui è possibile ipotizzare anche eventi sportivi con pubblico. Da una fase all’altra si potrà passare solo se i primi 14 giorni di applicazione delle norme non avranno evidenziato un aumento dei casi.

Wall Street ha reagito bene, trainata anche dalle prime notizie incoraggianti sull’efficacia dell’antivirael Remdesivir. Tra gli Stati che pensano di togliere prima le loro restrizioni ci sono Florida, Michigan, Wisconsin, Idaho e Utah. Trump ha esortato su Twitter a “liberare” anche Minnesota e Virginia, dopo aver accusato la Cina di avere un numero di vittime “di gran lunga superiore” a quello degli Usa, rilanciato le sue critiche all’Oms, attaccato Obama-Biden per la loro gestione “disastrosa” dell’epidemia dell’influenza H1N1 e ammonito il governatore di New York Andrew Cuomo a “parlare di meno e agire di più”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)