I cookie di Ramsey e Hazard goloso, quarantena calcio

Il centrocampista gallese Aaron Ramsey quando giocava al Arsenal d' Inghilterra.
Il centrocampista gallese Aaron Ramsey quando giocava al Arsenal d' Inghilterra. (ANSA/EPA/PETER POWEL)

ROMA. – Fuori casa il nemico numero uno per tutti è il coronavirus, tra le mura domestiche c’è invece un altro avversario con cui deve fare i conti chi attende di poter tornare a calciare un pallone: il cibo. A parlarne apertamente è stato lo juventino Aaron Ramsey, rivelando di essere golosissimo di biscotti e di essere perciò preoccupato di trovarsi in sovrappeso una volta che l’emergenza Covid-19 sarà finita.

Il gallese però non è l’unico a temere il giudizio della bilancia visto che anche il madridista Eden Hazard ha confessato di provare a dribblare dispensa e frigorifero per tenersi alla larga da panini e muffin.

“Tutti i giorni dobbiamo pesarci” ha poi ammesso il romanista Jordan Veretout. Insomma, quello della corretta alimentazione in regime di quarantena è un tema d’attualità, e non solo per i calciatori professionisti come evidenzia Luca Gatteschi, medico Figc e nello staff dei Campioni del mondo 2006 come nutricionista.

“Il problema c’è per tutti, anche perché forse proprio i giocatori sono i più seguiti, hanno più spazi e anche motivazioni più forti per mantenersi in forma e sotto controllo. Io invece penso alle persone comuni che per due mesi si sono mosse poco o nulla magari mangiando in maniera errata. C’è un rischio per la salute”.

Per chi conta i giorni che lo separano dal ritorno in campo, il rischio è invece quello di ripresentarsi con qualche chilo di troppo perché, ricorda Gatteschi all’ANSA, “anche se parliamo di professionisti la situazione che stiamo vivendo è completamente anomala per tutti ed è normale una difficoltà di adattamento. È destabilizzante”.

“C’è un cambio di abitudini: ora stanno fissi a casa mentre prima stavano sempre fuori. L’attività fisica poi è diversa da quella che si può fare all’aperto, sul campo.

Bisogna ricalcolare il dispendio energetico e su quello va rimodulata l’alimentazione quotidiana – prosegue il medico, che da agosto lavora nello staff della nazionale femminile -. È vero che sono organizzati e monitorati, ma non è che dopo 2-3 giorni la fine della quarantena potranno subito tornare a giocare.

Servirà un periodo di riambientamento all’allenamento”. Anche per sopperire a eventuali eccessi da un punto di vista alimentare: “L’accortezza è non arrivare alla fine di questa fase avendo commesso troppi errori a tavola. Già bisogna riaccendere il motore, se poi ci sono troppi chili di massa grassa…”