Premier: prime aperture, ma resta stallo su stipendi

Due giocatori del Liverpool ed il Machester United si contendono il pallone per aria.
Due giocatori del Liverpool ed il Machester United si contendono il pallone per aria. (ANSA/EPA)

LONDRA. – In cambio di una parziale apertura sul taglio degli stipendi, le stelle della Premier League dettano le condizioni e pretendono che i soldi risparmiati dalle società vengano reinvestiti, nel mercato e nella tutela dei posti di lavoro degli stessi club.

É ancora stallo in Inghilterra nella vertenza per la riduzione degli ingaggi, anche se oggi i calciatori, tramite il loro sindacato, hanno affermato di essere “consapevoli delle loro responsabilità sociali, e preparati per dimostrarsi all’altezza delle attese”.

Una frase di distensione dopo il secco “no” alla richiesta presentata dai club per il taglio del 30% degli ingaggi, in un panorama che si fa sempre più cupo, tanto che il presidente della FA, Greg Clarke, lancia l’allarme sul rischio inminente “che molti club e interi campionati spariscano” in Inghilterra.

“Si potrebbe andare oltre ogni immaginazione, molte comunità perderebbero la loro squadra del cuore, senza possibilità di resurrezione. Ora più che mai bisogna lavorare di squadra. Tutti”, il suo appello.

“Si può trovare un accordo solo se ci sarà una discussione ampia e onesta – ha dichiarato Gordon Taylor, direttore generale della Professional Footballers’ Association – Si tratta di chiedere ai giocatori di essere coinvolti. Sono pronti a fare la loro parte, ma non vogliono che i loro soldi vengano usati per cose che non condividono”.

Fallita la proposta unitaria, i negoziati per la riduzione degli stipendi procedono ora singolarmente, club per club. “Non spetta a me dire alle società come devono condurre i loro affari – ha aggiunto Taylor, che ha donato a titolo personale mezzo milione di euro al servicio sanitario nazionale – Il mio compito è tutelare i giocatori. Un club è un’entità che coinvolge molti lavoratori, bisogna tenere in considerazione anche loro, così come i giovani del settore giovanile, i programmi delle comunità locali”.

Quattro club della massima divisione (Newcastle, Tottenham, Bournemouth e Norwich) sono ricorsi agli ammortizzatori social dopo aver messo in congedo non retribuito i propri dipendenti, mentre il Liverpool – travolto dalle proteste dei suoi tifosi per la medesima decisione – ha preferito rinunciare all’annunciata cassa integrazione per i suoi mille lavoratori.

I fan del Tottehham hanno quindi chiesto al loro club di fare a sua volta marcia indietro per “non perdere la faccia”. Nel frattempo prosegue la raccolta fondi, promossa dai capitani del massimo campionato inglese, per aiutare gli operatori sanitari in prima fila nella lotta contro il coronavirus.

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