Giù il personale sanitario, nell’ultimo decennio -45mila

Infermieri con tute di protezione e mascherine all'ospedale Spallanzani di Roma.
Infermieri con tute di protezione e mascherine all'ospedale Spallanzani di Roma. (ANSA)

ROMA.  – La dieta imposta al pubblico impiego negli anni della spending review ha ristretto anche il contingente di medici e infermieri. Nell’arco di un decennio il personale sanitario ha perso 45 mila unità, con le riduzioni più forti concentrate nelle Regioni sottoposte a piani di rientro della spesa.

Una taglio che fa riflettere in un Paese dove i camici bianchi sono sul fronte. Il Coronavirus segnerà di certo uno spartiacque. Per necessità ci sarà un’inversione di tendenza in un trend che vede gli ospedalieri fermi a quota 648 mila nel 2018.

Ma dal Conto annuale della Ragioneria generale emerge che come anche gli altri settori della Pa siano stati rimpiccioliti in termini di personale. Il discorso vale per i ministeri ma anche per i Comuni. In tutto sono andati in fumo 213 mila posti in dieci anni.  La responsabilità ricade sul blocco del turnover, che ha determinato anche un invecchiamento rapido della forza lavoro. Tanto che l’età media ha raggiunto i 50,7 anni.

Ciò unito all’accelerazione nelle uscite per pensionamento, agevolate da misure come “Quota 100”, potrebbe “rendere progressivamente più difficoltoso l’affiancamento fra neo assunti e dipendenti esperti, necessario per la trasmissione della conoscenza dei complessi processi lavorativi propri dell’impiego pubblico”, avverte la Ragioneria generale dello Stato.

E magari quei pochi giovani che ci sono rientrano pure nel plotone dei precari: oltre 350 mila. Nei programmi c’era una vasta operazione, tra ricambio e stabilizzazione, ma il blocco dei concorsi causa emergenza non permette per ora di procedere.

Il Conto annuale fotografa anche l’andamento del costo del lavoro, con la retribuzione media pari a 36.013 euro nel 2018, in risalita rispetto all’anno prima. Ma confrontando i dati della spesa per redditi rispetto ad altri Paesi europei si può “osservare come l’Italia, anche nel 2018, faccia registrare un livello di spesa assai più contenuto rispetto alla Germania (-50,4%), Gran Bretagna (-24,7%) e Francia (-70,7%) e più elevato solo rispetto alla Spagna (+25,9%)”.

Intanto l’emergenza innescata dall’epidemia sta cambiando tutte le carte in tavola, con lo smart working che in Italia è diventato la modalità ordinaria di lavoro. E così deve essere, spiega il ministero della P.a, che ammonisce le amministrazioni dal trovare “scappatoie” come il ricorso in prima battuta allo smaltimento delle ferie pregresse.

In una circolare del dicastero guidato da Fabiana Dadone si precisa anche che i permessi 104, aumentati per questa fase, andrebbero utilizzati a giornata, non spacchettandoli per ore. L’obiettivo, infatti, è ridurre gli spostamenti sul territorio in funzione anti-contagio.

(di Marianna Berti/ANSA)