Pieni poteri a Orban, allarme democrazia in Ungheria

Victor Orban in parlamento
Victor Orban in parlamento, Ungheria. (ANSA/EPA)

BUDAPEST.  – Viktor Orban probabilmente aspettava questo momento da tempo, oggi è arrivato. Il Parlamento ungherese gli ha affidato pieni poteri, e a tempo indeterminato: il premier nazionalpopulista d’ora in poi, e fino a quando vorrà, potrà governare attraverso l’uso esclusivo di decreti, sciogliere il Parlamento, cambiare o sospendere leggi in vigore, perfino arrivare a bloccare le elezioni. Tutto questo, formalmente, “per combattere più efficacemente il coronavirus”.

Per i socialisti, all’opposizione, è l’inizio della dittatura. E anche l’Europa si allarma: “La Commissione sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali. In particolare per il caso della legge votata oggi in Ungheria sullo stato di emergenza e le nuove sanzioni penali per la diffusione di informazioni false”, ha avvertito il commissario alla Giustizia Didier Reynders. Né da Bruxelles né dal suo partito, il Ppe, sono tuttavia arrivate condanne chiare. Almeno per il momento.

La legge è passata con i voti della maggioranza (Fidesz) e di alcuni deputati di estrema destra: 138 sì contro 53 no. Ma ovviamente anche in Ungheria c’è grande allarme: una parte dell’opinione pubblica e i partiti dell’opposizione ritengono il provvedimento “sproporzionato” rispetto alla situazione sanitaria del Paese. L’opposizione ha anche cercato di far inserire nel testo un limite temporale di 90 giorni per lo stato di emergenza in cambio dell’appoggio in aula, ma Orban ha rifiutato.

“Oggi inizia la dittatura senza maschera di Viktor Orban”, ha denunciato il leader socialista Bertalan Toth. Perfino il partito nazionalista Jobbik, più a destra di Fidesz, ha parlato di “colpo di Stato”. “Chi non vota per questa legge sta dalla parte del virus”, ha incredibilmente replicato il premier nell’infuocato dibattito in Parlamento.

Il governo ha provato comunque a calmare gli animi. La ministra della Giustizia, Judit Varga, ha assicurato che l’unico scopo del governo è la tutela della salute dei cittadini. Ma per ora, in Ungheria, sono registrati soltanto 447 contagiati e 15 decessi, tutte persone anziane con altre malattie. Anche se il numero reale potrebbe essere ben diverso: si fanno infatti pochissimi tamponi, fino ad ora ne sono stati effettuati circa 13 mila. Negli ospedali ungheresi mancano tute, guanti, mascherine protettive e ci sono soltanto 2.560 ventilatori in tutto il Paese. Il servizio sanitario ungherese insomma non ha la capacità di gestire un flusso massiccio di ammalati.

Orban questo lo sa bene e, attacca l’opposizione, sta cercando “colpevoli” da additare se la situazione degenerasse mentre lui si erge a “difensore del popolo” contro il “virus straniero”. Non a caso sono state inserite nella legge varata oggi anche punizioni severissime per chi diramasse “notizie false”: si rischiano da 1 a 5 anni di carcere. I giornalisti che scrivono delle mancanze del servizio sanitario sono avvertiti.

Per cercare di rimediare alle debolezze locali intanto stanno arrivando forniture dalla Cina. Orban ha detto di non avere ottenuto alcun aiuto dai paesi Ue, “solo dall’Est”.

Misure di contenimento che vietano di uscire di casa sono in vigore da sabato scorso in tutto il Paese e in questo scenario alti gradi dell’esercito vengono inviati negli ospedali e nelle sedi di alcune grandi imprese strategiche (energia, telecomunicazioni, alimentari), anche se non è chiaro a che scopo.

(di Peter Magyar/ANSA)

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