Piano Premier League, porte chiuse e club in ritiro

Viaggiatori con mascherine nel metro di Londa
Viaggiatori con mascherine nel metro di Londa.(EPA/ANDY RAIN)

LONDRA. – Poco più di un mese per terminare la stagione, trasformando la Premier League in un mondiale per club, disputato in pochi stadi, a porte chiuse, con le 20 squadre isolate in ritiri forzati.

Se negli ultimi giorni sempre più club della massima divisione inglese hanno espresso dubbi sull’opportunità di riprendere a giocare, la volontà della maggioranza – tra dirigenti, giocatori e allenatori – resta comunque di disputare le rimanenti 92 partite.

Anche a costo di stravolgere non solo il calendario, ma anche usi e abitudini del calcio britannico. E sottoponendo i club ad un vero e proprio tour de force, tra giugno e luglio, pur di salvare la stagione, e con essa gli introiti commerciali e (soprattutto) televisivi.

L’idea è di giocare ogni tre giorni, così da completare il programma al massimo in sei settimane. Adottando nel contempo una serie di misure restrittive per minimizzare il rischio di propagazione del coronavirus. A cominciare dalla sede delle partite: non più gli stadi di ciascuna società, ma un numero ristretto di impianti, geograficamente vicini, dove si giocherebbe di fatto senza soluzione di continuità, prevedendo anche più partite al giorno.

Ovviamente senza pubblico: tutti gli incontri verrebbero trasmessi in diretta tv, dalle pay-tv, contrariamente a quanto accade durante l’anno.

Misure precauzionali eccezionali anche per proteggere le squadre, così come per tutti gli addetti ai lavori: giocatori, tecnici e dirigenti trascorrerebbero le ultime settimane del campionato isolati in strutture riservate, lontani dalle famiglie, costantemente monitorati dai rispettivi staff medici.

Un isolamento prolungato – anche per arbitri, cameraman, responsabili della trasmissione tv – che impedirebbe ogni contatto con il resto della società.

Questa settimana è prevista una video-conferenza tra i club di Premier League per decidere quale strada percorrere, anche rispetto al taglio degli stipendi. E di certo si discuterà di questa ipotesi, mentre diverse società hanno ripreso gli allenamenti, ancorché virtuali.

É il caso del Tottenham di José Mourinho, che in collegamento video con i suoi giocatori, separati nelle rispettive abitazioni, questa mattina ha diretto il primo allenamento dopo diverse settimane.

La Federcalcio inglese ha disposto l’interruzione di tutti i campionati almeno fino al 30 aprile, ma in pochi credono che già in maggio si possa tornare a giocare.

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