Nuova operazione Ue in Libia, niente sbarchi in Italia

Carri armati dell'Esercito Nazionale Libico entrano a Gharian, a un centinaio di chilometri da Tripoli.
Carri armati dell'Esercito Nazionale Libico entrano a Gharian, a un centinaio di chilometri da Tripoli. Immagine d'archivio. (ANSA/EPA)

BRUXELLES.  – Accordo raggiunto in Europa per l’avvio dell’operazione militare europea Irini (“Pace” in greco), per il controllo dell’embargo Onu sulle armi alla Libia. Il comando sarà a Roma, ma eventuali migranti che dovessero essere soccorsi in mare non saranno sbarcati nei porti italiani.

L’intesa prevede infatti che i Paesi partecipanti definiscano un meccanismo di ripartizione ad hoc, su base volontaria, con lo sbarco nei porti della Grecia. Una soluzione accettata da Atene in cambio di compensazioni politiche ed economiche. Anche perché, come è stato fatto notare – alla luce dell’emergenza coronavirus – non sono pensabili gli sbarchi nei porti nazionali o la partecipazione italiana alla ridistribuzione.

I dettagli comunque sono trapelati in via confidenziale, perché l’intesa è stata trovata alla riunione degli ambasciatori dell’Ue e deve essere ancora ufficializzata con una procedura scritta, che prevede il silenzio assenso, e sarà lanciata domani.

La nuova missione, destinata a sostituire l’attuale operazione antiscafisti Sophia, il cui mandato scadrà a fine marzo, dovrebbe partire già da aprile e avrà un mandato di un anno, con verifiche sulla sua operatività ogni quattro mesi.

Il “core business” di Irini sarà concentrato sulla vigilanza dell’embargo delle Nazioni Unite sulle armi alla Libia. Un nuovo segnale dell’Ue di voler far avanzare il processo di pace, in linea con lo spirito della conferenza di Berlino, per arrivare presto ad un cessate il fuoco tra le due parti in conflitto, il tripolino Serraj e l’uomo forte della Cirenaica Haftar.  E proprio in questi giorni il portavoce dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha parlato di “segnali positivi” in questa direzione.

Vari nodi per trovare una quadra erano stati sciolti nelle settimane scorse, quando dopo lunghe trattative a metà febbraio era stata trovata un’intesa politica per un’operazione navale e aereo-satellitare per il pattugliamento nel quadrante di mare ad est della Libia, lontano dalla costa ovest, dove invece si intercettano le rotte dei migranti, e dove già opera la Guardia costiera libica. Le navi di Irini, è stato spiegato, incroceranno perciò in un’area dove è improbabile imbattersi nei barconi alla deriva.

Tra l’altro, per arrivare all’accordo è stata determinante l’introduzione di una clausola che prevede il ritiro delle navi in caso di “pull factor”, nel caso cioè dovesse essere rilevato che la presenza europea in mare attrae flussi migratori. Alla missione, oltre all’Italia, parteciperanno Paesi come Francia, Spagna, Germania e Finlandia.

E come già avvenuto per Sophia, si potranno svolgere attività di intelligence ed eventuali pattugliamenti sul territorio, ma solo dopo le necessarie intese con le autorità locali.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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