Moda chiede sospensione pagamento affitti per negozi chiusi

Negozio di Salvatore Ferragamo a Firenze.
Negozio di Salvatore Ferragamo a Firenze. (Dreamstime)

MILANO.  – La moda paga a caro prezzo gli effetti del coronavirus, con il crollo dei fatturati e le aziende che rivedono le stime per il 2020. Dopo la chiusura dei negozi, i grandi marchi del lusso e del retail chiedono al governo di inserire il settore all’interno delle filiere in crisi, ed ai proprietari degli spazi di vendita la sospensione del pagamento dei canoni di affitto.

A dare fuoco alle polveri è Confindustria Moda, l’associazione che rappresenta circa 66 mila imprese del Made in Italy, che generano un fatturato di 95,5 miliardi di euro e che danno lavoro a oltre 580 mila lavoratori. Il presidente, Claudio Marenzi, ha deciso di inviare una lettera ai locatori di spazi dedicati a negozi di aziende del tessile, moda e accessorio per invitarli a sospendere la richiesta di pagamento del canone, alla luce della “drammatica situazione che stiamo vivendo a causa della diffusione del virus Covid-19 è nota, sta colpendo e colpirà nei prossimi mesi tutti gli ingranaggi della filiera”.

Nella lettera, firmata da oltre 50 aziende tra cui Casadei, Corneliani, Dainese, Fratelli Rossetti, Gallo, Calzedonia, Herno, Moncler, Roberto Cavalli, Ferragamo, Trussardi e Valentino, si ricorda che riapertura dei negozi verrà “ulteriormente posticipata e che conseguentemente le aziende che rappresentiamo continuino a non vendere, dovendo comunque versare l’intero canone di locazione. Alla luce di queste circostanze, i canoni di locazione e affitto sono divenuti, allo stato, eccessivamente onerosi e non più sostenibili”.

Con il crollo dei fatturati aumentano le aziende che hanno deciso di riconvertire la produzione dedicandosi ai dispositivi di protezione individuale. Dopo il gruppo francese Lvmh, che nelle settimane scorse ha avviato la produzione del gel disinfettante, e Prada che realizzerà mascherine e camici per la sanità toscana, ora è la volta di Calzedonia che ha riconvertito alcuni dei propri stabilimenti.

Intanto dall’amministratore delegato di Ovs, Stefano Beraldo, arriva un appello al governo per chiedere che le aziende del commercio abbigliamento e accessori vengano inserite tra i settori “meritevoli di particolari tutele previste nel decreto Cura Italia”.

Il manager chiede lo slittamento a settembre dei versamenti fiscali e contributivi di maggio e di “rimuovere una anomalia grave del sistema impositivo che ci penalizza enormemente e in modo ingiusto, ossia il pagamento dell’Iva in dogana”.

(di Massimo Lapenda/ANSA)