Ecofin approva sospensione del Patto di Stabilità

La sede del Consiglio dell'Unione Europea, nel cui seno si riunisce il Consiglio Economia e finanza della Ue.
La sede del Consiglio dell'Unione Europea

BRUXELLES.  – L’Ecofin approva senza riserve la sospensione del Patto di Stabilità, ma per alcuni Paesi del Nord potrebbe già bastare a risolvere la crisi economica in cui è precipitata l’Europa dopo l’esplosione dell’epidemia di Coronavirus. Le posizioni sulla necessità di andare oltre, creando nuove armi per una nuova guerra, come ad esempio i Coronabond, sono ancora distanti.

Sarà l’Eurogruppo di domani a fare il punto sulle vecchie divisioni e sulle nuove necessità, cercando di fare passi avanti per consegnare un piano condiviso ai capi di Stato e di Governo che riuniranno in videoconferenza giovedì.

I ministri dell’economia e delle finanze della Ue sono coscienti che l’Europa si trovi sull’orlo di una recessione che sarà più pesante di quella della crisi finanziaria partita nel 2008. Non è detto che si inneschi la spirale negativa sui debiti sovrani, e per quello si cerca di intervenire a sostegno dell’economia il prima possibile.

“La severa recessione attesa quest’anno richiede una risposta risoluta, ambiziosa e coordinata. Dobbiamo agire con decisione, per assicurare che lo shock resti il più breve e limitato possibile, e non crei danni permanenti alle nostre economie e quindi alla sostenibilità delle finanze pubbliche nel medio termine”, scrivono i ministri europei.

Il primo passo storico, cioè la sospensione temporanea del Patto di Stabilità, viene quindi approvato senza troppe discussioni. L’Ecofin “concorda” con la visione della Commissione Ue, cioè che la “severa recessione” giustifichi l’attivazione della clausola d’emergenza che mette in pausa i vincoli di bilancio per consentire ai Governi di spendere, facendo extra deficit e debito, per tenere a galla le loro economie. “L’uso della clausola assicurerà la flessibilità necessaria a prendere tutte le misure che sostengono salute, protezione civile ed economia”, affermano i ministri.

Per qualcuno è già sufficiente: “Questo dovrebbe consentiré agli Stati membri spazio adeguato per fare ‘whatever it takes’ per combattere il virus e il crollo dell’economia”, commenta il ministro olandese delle finanze, Wopke Hoekstra. Anticipando la posizione che porterà domani all’Eurogruppo.

L’Olanda non è la sola a ritenere che l’Ue si sia già spinta abbastanza lontano e che per ora l’arsenale è pieno di tutto il necessario, i Governi possono usarlo e aspettare di vederne gli effetti. La Germania è sulla stessa lunghezza d’onda, e l’Eurogruppo di domani appare già nettamente diviso tra chi vorrebbe mettere a punto nuove armi e chi non ne sente il bisogno.

La divisione riguarda ovviamente anche l’utilizzo del fondo salva-Stati, o Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Per l’Olanda non ci si deve discostare da quello che già fa: prestiti con condizionalità chiare. E chiara è la posizione che il suo ministero dell’economia porterà all’Eurogruppo: “L’Olanda è impegnata ad assicurare che una forma appropriata di condizionalità sia rispettata per ogni strumento utilizzato”.

Anche Berlino sarebbe favorevole a prestiti ai Paesi che li richiederanno, sempre vincolati a condizioni precise, anche se ridotte. Non ci sarebbe quindi, per il momento, nessun appoggio da parte dello zoccolo duro dei rigoristi all’idea di far emettere Coronabond al Mes.

E nemmeno a quella di creare linee di credito speciali per tutti e non solo per alcuni. Ma Italia, Francia, Spagna e Portogallo continuano a spingere per una soluzione europea che non stigmatizzi i Paesi che ricorreranno al Mes.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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