Il calcio pensa a come ripartire, ecco gli scenari

Lo stadio San paolo di Napoli deserto.
Lo stadio San paolo di Napoli deserto. (ANSA)

ROMA.  – Non si vede una luce in fondo al tunnel coronavirus e anche al mondo del calcio non resta che attendere per una ripresa dei campionati e anche se non si rinuncia a programmare c’è la consapevolezza di un divenire imprevedibile.

Le Leghe, preoccupate per le perdite economiche, preparano proposte da sottoporre alla Figc: c’e’ da quantificare la possibile perdita, ipotizzare piani di rientro, avanzare proposte al governo per il sostegno a un settore che, come sottolinea il portavoca Lazio Arturo Diaconale, se non riprende questo campionato rischia il default.

E allora, tutto ruota attorno all’incognita ripresa. Il 23 marzo era la data fissata dalla Figc per un consiglio federale che stabilisse i criteri di ripartenza, tra scudetto coppe e retrocessioni, quando fu decretato lo stop al campionato: sembra un’era fa, l’appuntamento di oggi era già stato spostato a data da definirsi, in attesa come tutti di capire quando si potrá mettere piede fuori di casa.

L’ipotesi 3 maggio, avanzata alcuni giorni fa dal ministro Spadafora coma data di ripartenza, resta sul tavolo ma tanti elementi remano contro congiura per renderla aleatoria. Altro step è quello di giugno, con chiusura entro luglio, ma secondo Damiano Tommasi, “sarebbe già bello giocare ad agosto”, anche perchè per ora di tornare ad allenarsi quasi non se ne parla.

L’Atalanta ha prolungato a oltranza il periodo di quarantena che avrebbe dovuto concludersi il 24 marzo, mentre il Napoli sta valutando se rinviare ancora la ripresa degli allenamenti, che aveva fissato al 25, e tanti giocatori stranieri sono tornati o stanno tornando a casa, acuendo l’incertezza. Intanto i contatti tra club di A continuano per cercare di stabilire una data comune, anche per evitare dannose disparità.

Che si navighi assolutamente a vista lo conferma l’Uefa, che decide ufficialmente di posticipare le finali di Champions ed Europa League, originariamente previste per meta-fine maggio, ma senza fare alcuna scelta quanto alla nuove date, compresa quella relativa alla Champions femminile.

L’apposito gruppo di lavoro istituito dall’organizzazione presieduta da Aleksander Ceferin ha cominciato ad esaminare il calendario e si è riservato di fare gli annunci “a tempo debito”.

Getta la spugna anche il potente ed organizzato calcio spagnolo, che vive come quello tricolore un pesante dramma nazionale per l’epidemia. L’annuncio è chiaro: i campionati professionistici si fermano a tempo indeterminato “fino a quando le autorità riterranno che possano essere ripresi senza creare rischi per la salute”.

Chiusi in casa, alcuni in quarantena, i giocatori vivono il momento da persone “normali” ma non nascondono perplessità su quanto li aspetta: “Sarà molto difficile tornare a giocare di nuovo – dichiara l’atalantino Alejandro Gomez -. Sarà come prima a porte chiuse, ma comunque devi fare le trasferte, prendere i voli, spostarti in pullman, andare negli alberghi. Come fai a tornare a giocare?”.

Il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, vede una ripresa solo a estate inoltrata. “Se si potesse tornare in campo sarebbe positivo – dice l’ex giallorosso -, un segnale che la situazione si è normalizzata ma farlo avanti nella stagione comporta un intervento sui contratti in scadenza  giugno e rischia di incidere sulla stagione prossima. Sarebbe un sogno tornare a giocare in estate, ad agosto. Le soluzioni van trovate nel contesto, mettendo da parte interessi personali”.

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