BERLINO. – Un segnale concreto di solidarietà europea arriva dalla tedesca Sassonia, che accoglierà otto pazienti italiani affetti da coronavirus per curarli a Lipsia. Il presidente del Land Michael Kretschmer ha dato l’annuncio in una video conferenza stampa in giornata. I primi sono partiti già stasera dall’aeroporto di Bergamo Orio al Serio.
“Qui siamo in Europa ed Europa vuol dire che bisogna essere solidali”, ha affermato la ministra della Salute del Land, Petra Koepping, commentando l’iniziativa.
Si tratta dei primi pazienti italiani che saranno curati in un altro Paese europeo, nel pieno dell’emergenza che sta affliggendo in particolare la Lombardia. La richiesta è arrivata dall’Italia e la Sassonia si è messa a disposizione dal momento che nella regione dell’est della Germania solo uno degli 865 positivi al coronavirus avrebbe un decorso grave della malattia: i pazienti locali non sono molto anziani, l’età media è 55 anni.
Gli italiani saranno ricoverati dunque nella clinica Helios di Lipsia, (città che ha registrato finora 161 casi di coronavirus); qualcuno sarebbe smistato anche a Dresda, (che ne ufficializza 183).
La Germania nei giorni scorsi ha già accolto in tre Laender dell’ovest alcuni pazienti francesi provenienti dalla regione Grand-Est, rispondendo peraltro a un obbligo di collaborazione sanitaria previsto per la zona di confine dal trattato franco-tedesco di Aquisgrana.
I tedeschi seguono con angoscia da settimane i tragici sviluppi del contagio in Italia e il governo ha manifestato vicinanza e partecipazione: “Siamo a lutto con il popolo italiano”, ha detto qualche giorno fa Steffen Seibert, aggiungendo “rispetto e ammirazione per l’instancabile impegno” dei medici del sistema sanitario italiano.
Il governo ha anche corretto un iniziale blocco dell’export dei presidi di protezione sanitaria, deciso dall’unità di crisi alle prime battute dell’emergenza: le esportazioni sono limitate, ma Berlino ha già inviato in Italia una fornitura di 830mila mascherine e ha donato un centinaio di ventilatori polmonari.
Gesti non scontati, dal momento che anche la Germania è in preda all’emergenza: i casi di contagio hanno superato la soglia dei 25 mila e aumentano ogni giorno con “preoccupante velocità”, come affermato ieri da Angela Merkel, da ieri in quarantena dopo un contatto con un medico positivo al Covid-19 ma oggi risultata negativa al primo test. La Germania ha però un numero di vittime molto basso (86 quelle ufficiali, stando al Robert Koch Institut, 94 per l’università Johns Hopkins).
Proprio gli impressionanti numeri italiani fanno temere il peggio anche nella locomotiva europea, che sta cercando di raddoppiare i suoi 28 mila posti di terapia intensiva (l’80% dei quali sarebbe occupato) costruendo ospedali e presidi sanitari nuovi negli hotel e negli edifici delle fiere.
Il basso tasso di mortalità registrato finora ha aperto un dibattito anche sui parametri seguiti nel calcolo: oggi però è stato il presidente del Koch Institut Lothar Wieler a sgomberare il campo dagli equivoci in materia. Anche in Germania, come in Italia, ha affermato, “chi è affetto da coronavirus e muore è classificato come vittima del Covid-19, anche se ha malattie pregresse”.
(di Rosanna Pugliese/ANSA)