Morto in India il medico di Codogno contagiato

Un cartello stradale all'entrata di Codogno,
Un cartello stradale all'entrata di Codogno,(ANSA/Marco Ottico)

NEW DELHI.  – Era partito con un gruppo di amici per un viaggio nel Rajasthan, in India. Ma solo dopo essere arrivato nella città del famoso “Palazzo dei Venti”, aveva scoperto di essere ammalato, insieme alla moglie, di coronavirus.

Una drammatica scoperta, seguita da un lungo ricovero e la speranza di esserne uscito, con due test consecutivi risultati negativi.  Ma Andrea Carli, il medico 69enne di Codogno, non ce l’ha fatta: la polmonite causata dal covid-19 ha complicato il suo quadro clinico. Ed è morto a Jaipur.

Ha continuato fino all’ultimo, fin quando si è a sua volta ammalato, a curare telefonicamente i suoi pazienti di Codogno dando consigli anche in tema di coronavirus, racconta chi era con lui in quel viaggio. Carli era pneumologo, medico di base a Codogno ma originario della Liguria e ultimamente risiedeva a Sant’Angelo Lodigiano.

“Siamo profondamente toccati dalla morte di Andrea, aveva viaggiato con noi nella prima parte del nostro tour” racconta Stefano Taravella, lodigiano, che è uno dei quattordici turista italiani ancora sotto osservazione a Delhi in una struttura militare attrezzata a clinica, dove sono stati messi in quarantena dal 3 di marzo, dopo la scoperta della positività al virus del medico lodigiano.

“Sapevamo che era risultato negativo al virus, dopo il trattamento con la combinazione di farmaci antiretrovirali, ma eravamo anche consapevoli che soffriva di altre patologie, che evidentemente si sono aggravate in questo periodo. Ci auguriamo che la moglie, la signora Pinuccia, che era ricoverata a Jaipur con il marito, possa rientrare presto a Codogno, la loro città. Sappiamo – aggiunge – che l’Ambasciata italiana di Delhi, attraverso le persone della task force che hanno assistito anche noi sin dall’inizio, la sta affiancando in tutti gli aspetti burocratici e organizzativi, per il rimpatrio”.

“Noi, per fortuna, stiamo tutti bene”, dice ancora Taravella, “anche se non abbiamo idee chiare su cosa ci accadrà: abbiamo finito le due settimane di quarantena e ora, secondo le norme dell’Oms che i medici indiani seguono rigorosamente, dobbiamo tutti risultare negativi al test almeno due volte”.

Il primo test è stato effettuato due giorni fa, ma i risultati non sono ancora stati comunicati al gruppo. Il secondo avverrà nei prossimi giorni. “In questa struttura sono tutti super efficienti: controllano tre volte al giorno la pressione e la saturazione del sangue a ciascuno di noi; quando io ho avuto un dolore alla schiena mi hanno immediatamente sottoposto ad altri esami del sangue e ad una radiografia”.

Da ieri sera però, a creare nuove preoccupazioni tra i 14 italiani è arrivata la notizia che l’India chiuderà tutti i voli commerciali, da domenica 22, per una settimana. “Una settimana che potrebbe venire prorogata. Ma siamo sostanzialmente fiduciosi che l’Ambasciata di Delhi sarà in grado, in accordo con la Farnesina, di farci tornare a casa”.

(di Rita Cenni/ANSA)

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