Allarme contagi a Milano, Fontana chiede stop uffici

Il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, con un medico cinese, entrambi con la mascherina, in conferenza stampa, Milano
Il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, con un medico cinese, entrambi con la mascherina, in conferenza stampa, Milano, 19 marzo 2020. ANSA/US REGIONE LOMBARDIA

MILANO. – Attilio Fontana torna ad indossare la mascherina nel giorno in cui chiede di nuovo al governo ‘misure più rigide’ per contrastare l’avanzata del coronavirus nella sua terra flagellata, dove ora anche Milano trema: 634 nuovi positivi in un solo giorno in tutta la provincia, il doppio del giorno precedente.

In serata, il governatore parla al telefono con il premier Giuseppe Conte e avanza precise richieste: “Massiccio utilizzo dell’Esercito come presidio, insieme alle forze dell’ordine, per garantire il ferreo rispetto delle regole vigenti, partendo dalle ‘corsette’ e dalle passeggiate il libertà. Chiusura degli studi professionali e degli uffici pubblici, salvo per le attività indifferibili. Fermo dei cantieri. E, ancora, un’ulteriore limitazione delle attività commerciali”.

Una telefonata che Fontana definisce “cordiale e costruttiva”, “un colloquio – aggiunge – nel quale ho ancora una volta rappresentato al presidente del Consiglio la situazione sempre più grave che sta vivendo la Lombardia. Ci aggiorneremo nelle prossime ore per capire se e in quale direzione il Governo vorrà muoversi”.

Misure più severe il governatore le aveva già sollecitate in mattinata, accanto al vicepresidente della Croce Rossa Cinese, Sun Shuopeng che, prima del quotidiano briefing con la stampa, gli ha espresso il suo stupore per tutta la “gente che vede in giro”.

on modi fermi Shuopeng dà un consiglio agli italiani: “Bisogna fermare tutte le attività economiche, tutti devono stare a casa, tutti devono dare il loro contributo. La vita delle persone è la cosa più importante, non abbiamo una seconda scelta di fronte alla vita”.

Fontana di questo è convinto. Dopo lo choc delle immagini dei camion militari che portano via le bare da Bergamo, perché non si riesce più nemmeno a cremare i morti – in serata il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al sindaco Giorgio Gori incoraggiando tutta la cittadinanza a “tenere duro” – vedere la gente correre al parco, passeggiare col cane, andare in due a fare la spesa, deve essere una tortura per chi, come il governatore lombardo, avrebbe voluto chiudere anche le fabbriche.

La soluzione di lasciare agli imprenditori cosa tenere aperto fu il frutto di un compromesso con Confindustria, il massimo ottenibile prima dell’ultimo decreto. Ma ora, mentre i numeri dei malati e dei morti salgono e quello dei medici e dei posti in ospedale scendono con la stessa rapidità, non basta più. E non basta fermare i runner, non basta chiudere i negozi, ridurre gli orari di apertura, occorre fare di più: stop a trasporti e fabbriche, lasciando libero il corridoio per la filiera alimentare.

Se per questo ci vorranno i militari, allora occorre allargare l’operazione Strade Sicure a tutta la regione, spiega Fontana. Serve l’Esercito. D’altronde anche le buone notizie di oggi, come la ripresa dei lavori per l’ospedale in Fiera a Bergamo per il quale sono stati trovati i medici e la dimissione sempre a Bergamo del primo neonato contagiato, vengono offuscate dalla nuda brutalità dei dati.

I morti in un giorno sono 209, meno di ieri ma tanti, i positivi aumentano di 2171 persone e sono ora ad un passo dai ventimila 19.884, 7387 i ricoverati (+182), ben 1006 in terapia intensiva. Ma il dato che fa tremare è quello di Milano, l’ultima trincea, con 287 nuovi positivi solo in città.

Così risuonano come un ultimatum le parole di Shuopeng nel palazzo della Regione: “Qui non avete misure abbastanza severe, c’è gente in strada, i trasporti pubblici funzionano, avete persone negli hotel, non mettete le maschere”, ha detto ricordando che “a Wuhan gli ospedali hanno potuto iniziare a trattare i pazienti e ridurre il numero delle persone ammalate un mese dopo aver adottato il blocco completo”.

Gli fanno eco da Padova i medici della delegazione cinese che sta visitando gli ospedali del Veneto: “Come dice l’Oms bisogna fare tamponi, tamponi e tamponi”. Intanto è senza tregua lo sforzo dell’unità di crisi della Regione e della protezione civile di correre più del contagio creando nuovi posti letto e ospedali da campo.

La Regione ha annunciato l’acquisto di ben 611 letti di terapia intensiva e 281 respiratori polmonari. Così, a parte Bergamo che rivede la luce, domani mattina quello di Cremona, realizzato dalla Ong Usa Samaritan’s Pursue, ospiterà i primi pazienti mentre a Crema e Piacenza, le strutture dell’esercito saranno pronte entro due giorni.

E per l’ospedale in Fiera Milano, se si prende qualche giorno in più è perché non sarà una struttura ‘provvisoria’ solo con terapia intensiva ma anche con sale operatorie e tac per essere un hub al servizio di tutta Italia.

(di Vincenzo di Vincenzo/ANSA)

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