Johnson chiude le scuole nel Regno e blinda Londra

Un aula della scuola italiana a londra (sial) deserta per il coronavirus.
Un aula della scuola italiana a londra (sial) deserta per il coronavirus. (SIal)

LONDRA.  – La Gran Bretagna ha varcato il Rubicone e non ci sono più limiti alle restrizioni che il governo di Boris Johnson, dopo le esitazioni e le polemiche sull’attendismo iniziale, è ormai deciso a imporre nella battaglia contro il coronavirus.

L’ultima conferma arriva con l’annuncio della chiusura di tutte le scuole del Regno a partire da venerdì incluso, mossa esclusa come inutile e prematura se non controproducente fino a non molte ore fa, mentre Londra si prepara ad un lockdown draconiano: non ancora formalizzato, ma evocato da anticipazioni insistenti di fonti attendibili e dall’inquietante arrivo in città di colonne di militari.

L’accelerazione dei casi di contagio – attesa eppure persino più rapida del temuto – è suggellata dai dati: oltre 2.600 casi accertati, con un picco di 676 in più di ieri, e 104 morti, 32 in più nel volgere di 24 ore. E impone, nelle parole del premier Tory, che prepara leggi di emergenza e parla da ieri della necessità di agire come “un governo di guerra”, un’accelerazione parallela sul fronte dello stop alle attività scolastiche “fino a nuovo ordine”.

La decisione, preceduta dagli annunci dei governi locali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, è stata formalizzata per l’intero Paese dal ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, ai Comuni. Per essere confermata pochi minuti dopo da Johnson nella quotidiana conferenza stampa di Downing Street con al fianco i suoi consiglieri scientifici.

“Occorre dare una nuova stretta” per ridurre “la curva” di diffusione del Covid-19, ha spiegato BoJo. “Il momento giusto è questo”, ha proseguito come a volersi giustificare per non aver anticipato i tempi di qualche giorno. La chiusura, un paio di settimane prima delle vacanze di Pasqua, riguarderà tutti gli istituti, salvo – “dove possibile” – singole eccezioni di strutture destinate a continuare a essere frequentate da figli di medici, infermieri, poliziotti e altre categorie di persone che lavorano nei servizi pubblici essenziali.

L’auspicio del primo ministro è che la serrata duri “un tempo assolutamente minimo”. Ma il calendario degli esami di maggio e giugno è cancellato fin d’ora, a dispetto dell’impegno del governo di cercare di garantire in qualche modo il rilascio dei diplomi.

Il prossimo passo, a questo punto, esclusa per ora qualunque ipotesi di proroga della Brexit, è l’isolamento di Londra, dove l’infezione è arrivata prima rispetto ad altre regioni.

Le attese, a quanto trapela dallo staff del sindaco laburista Sadiq Khan, sono per una possibile svolta all’italiana all’interno della metropoli già dal fine settimana: con tanto di blocco degli accessi e col prevedibile passaggio dalle attuali raccomandazioni di Johnson a evitare contatti sociali e luoghi pubblici (raccomandazioni già seguite da cancellazioni e chiusure a raffica di ritrovi ed eventi, ultimo il festival musicale di Glastonbury, e svuotamenti di pub e ristoranti) al divieto vero e proprio di uscire di casa salvo che per fare la spesa o situazioni di assoluta necessità.

Bando destinato a trasformarsi in quarantena prolungata non solo per chiunque abbia sintomi, ma anche per tutti gli over 70 sani o malati d’un Paese nel quale, in questa fascia di età, rientra obviamente anche la regina (94 anni ad aprile), al pari dell’erede al trono Carlo o del leader (uscente) dell’opposizione Jeremy Corbyn.

In periferia, nel frattempo, si vedono già sfilare soldati, con mezzi e ambulanze militari, come si fosse tornati al tempo dell’operazione Temperer, in cui le forze armate furono chiamate a venire in soccorso dell’ordine pubblico in occasione di gravi attentati terroristici. Mentre sul fronte economico Johnson insiste a promettere aiuti a tutti lavoratori costretti a casa, inclusi i tanti flessibili meno tutelati in caso di malattia o assenza forzata, nonché risorse per il sistema sanitario, per nuovi ventilatori, per portare i test sul coronavirus a 25.000 al giorno dagli attuali 6.000 circa.

Ma l’allarme cresce, la sterlina precipita e nei supermercati monta la corsa agli accaparramenti vista altrove: con catene quali Tesco, Sanisbury o Asda costrette a imporre razionamenti sul numero di prodotti acquistabili da un singolo cliente; e il colosso delle consegne online Ocado a sospendere per un giorno il suo sito.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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