Solidarietà in tempo di Coronavirus: i giovani aiutano gli over50

Cassiera con mascherina in un supermercato.
Cassiera con mascherina in un supermercato. (Foto cortesia Gazzetta di Parma)

ROMA. – “Sì… Ok, non c’è problema, ti copro io”. Marzia appoggia il cellulare ricoperto di perline accanto alla cassa mentre ne estrae qualche moneta di resto per una cliente. “Se non ci aiutiamo tra di noi…” aggiunge alzando gli occhi. La cassiera ha 25 anni e non dovrebbe essere dov’è, stamattina. Al suo posto dovrebbe sedere Pina, che di anni ne ha 54. Ma si sono messi tutti d’accordo così, in questo supermercato della zona nord di Roma: le over 50 in ferie ‘forzate’, le più giovani a coprire i loro turni.

“Dicono i medici che sono loro, quelli con qualche anno di più, i più colpiti” spiega la ragazza con gli occhi ben truccati dietro la mascherina. Per cui ci si aiuta: i ragazzi e le ragazze tra le corsie, i dipendenti più maturi, quanto e come possono, rimangono a casa. Perché in giorni di quarantena forzata fare la spesa è una delle poche attività consentite fuori casa, e i supermarket sono tra le poche isole accese nel silenzio delle strade. Oasi in cui, a rigorosa distanza di sicurezza, si sperimenta un po’ d’umanità.

Ha fatto il giro del web qualche giorno fa la foto di una cassiera, in un grande magazzino di Roma, che si è costruita una ‘capanna’ con teli di plastica trasparenti. In una nota catena di supermaket si sono addirittura inventati cabine in plexiglass per proteggere cassieri e clienti. Qui non ci siamo ancora arrivati, ma si indossano i guanti “perché tocchiamo sempre i soldi. Sa, ho letto che il virus resta attaccato alle cose”.

Stress? Sì, impossibile negarlo. Bisogna stare attenti che i clienti rispettino il metro di distanza, che arrivino uno per volta. Alla fatica del lavoro si aggiungono mille accortezze in più da rispettare. Ma mangiare è una necessità, i supermercati di quartiere hanno la fila fuori: le saracinesche devono rimanere aperte. E allora i giovani, che hanno più energie, si fanno in quattro per i colleghi più stagionati.

E non c’è solo solidarietà d’età, ma anche di sesso. Con le strade deserte, dopo il tramonto, ci sono ragazze che si sentono meno tranquille a tornare a casa. I turni serali allora li fanno gli uomini. Sono maschi, perlopiù, anche gli agenti di sicurezza. Luca, per esempio, una folta barba sotto la mascherina e il giubbotto d’ordinanza. Non sembra avere più di trent’anni.

“Si lavora, sì, tanto. Si fanno i turni. Anche noi diamo una mano”. Luca sta coprendo un collega a lutto. Il padre viveva al nord, in Lombardia, ma non ce l’ha fatta. Un ‘numero’ sul bollettino quotidiano della Protezione civile, una tragedia, una delle tante, che ha sconvolto una famiglia e l’ha cambiata per sempre. Si può fare poco in questi casi, ma quel poco si fa. Si aiuta l’amico, si lavora al suo posto.

La coda s’allunga sotto l’insegna, sotto il balcone di un condominio. Da una finestra balcone uno striscione con un arcobaleno: ‘Andrà tutto bene’ scrive una calligrafia infantile. Marzia e Luca lo vedono certo ogni mattina quando arrivano al supermercato, alla corsia, alla cassa, al loro lavoro. Mettono i guantini, fanno un respiro e sognano una vita ‘normale’. Quella di sempre, che oggi sembra lontanissima.

(di Gabriele Santoro/ANSA)

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