In Cina 120 milioni mascherine al giorno, pronta a export

Viaggiatori cinesi con le mascherine in Italia.
Viaggiatori cinesi con le mascherine in Italia. (ANSA)

PECHINO. – Agli inizi di febbraio, nel picco della crisi del coronavirus, la Cina chiese a tutte le aziende in grado di funzionare, a prescindere dal settore di attività, di iniziare a produrre mascherine, tute di protezione e altro materiale d’emergenza di cui il Paese aveva disperato bisogno.

A poco più di un mese, la produzione ha avuto un boom ed è pronta per l’export quando il mondo si avvia a fare i conti con la pandemia, e non solo per le mascherine (salite da 20 a 120 milioni di pezzi realizzati al giorno), ma anche per macchinari più complessi come i ventilatori polmonari (1.000 quelli ordinati dall’Italia) e i kit rapidi di verifica dell’infezione al Covid-19 donati, ad esempio, a Iran, Giappone e Corea del Sud.

Il colosso petrolifero Sinopec mise in attività 11 linee di produzione; Shanghai Electric, socio e partner di Ansaldo Energia, ne allestì 10. Poi Foxconn, il colosso degli iPhone, Xiaomi e Oppo, la jv tra General Motors e Saic con una produzione giornaliera iniziale da 1,7 milioni di maschere, BYD e Guangzhou Automobile Group. Una mobilitazione generale che coinvolse anche Chengdu Aircraft Industry Group, il produttore del J-20, il supercaccia invisibile: il Sichuan Daily riportò che ben 258 ingegneri spesero tre giorni per lo sviluppo di una linea veloce di assemblaggio delle mascherine con oltre 1.200 componenti.

I modelli, del resto, sono stati perfezionati fino ad avere una gamma ampia di prodotti e di eccellenza come quella che rimanda alla N95 disegnata negli Usa, ma “made in China” e indossata martedì dal presidente Xi Jinping nella sua prima ispezione a Wuhan, a 50 giorni dallo scoppio della crisi.

Il picco dell’epidemia è stato ormai superato, ha spiegato nel briefing odierno Mi Feng, portavoce della Commissione sanitaria nazionale (Nhc), quando i nuovi casi stanno diminuendo in Cina e la situazione resta “a livelli molto bassi”. I nuovi contagi a Wuhan sono calati a 8, contro i sette del resto del Paese, di cui 6 importati dall’estero.

Le crisi, anche le peggiori, possono offrire opportunità: l’esperienza medica accumulata e il materiale di supporto e di protezione protettivo potrebbero diventare per Pechino una potente leva geopolitica.

Lascia un commento