Coronavirus in Italia: segnali positivi, ma dovranno consolidarsi

Fila di macchine per uscire dalla zona rossa del coronavirus sul Ponte Tresa, Varese,10 marzo 2020.
Fila di macchine per uscire dalla zona rossa del coronavirus sul Ponte Tresa, Varese,10 marzo 2020. ANSA/Enzo Laiacona

ROMA. – Primi segnali positivi: dopo tre giorni consecutivi nei quali si è registrato un aumento di oltre mille casi, gli 8.514 registrati oggi indicano 529 unità in più. E’ presto però per trarre qualsiasi conclusione: in questo momento è fondamentale contribuire a evitare il più possibile la diffusione del coronavirus SarsCoV2 e accanto alla misure rigorose entrate in vigore oggi, i comportamenti individuali giocano un ruolo essenziale, a partire dai giovani. E’ emerso infatti che è portatore dell’infezione il 5% di chi ha meno di 30 anni.

“Rispetto a ieri si è registrata una flessione. Magari arriveranno altri casi, ma le cose sembrano andare nella direzione giusta”, ha osservato il fisico Alessandro Vespignani, esperto di sistemi complessi e direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston.

“Appena ieri in Italia sono state adottate misure straordinarie e non si può pensare di vedere i frutti in 24 ore: bisognerà aspettare una settimana per vedere una flessione. Non dovremo nemmeno spaventarci se domani potremmo vedere più casi: si tratta di fluttuazioni normali in una situazione straordinaria”.

Non bisogna nemmeno farsi condizionare, ha aggiunto, dalla soglia psicologica del superamento di 10.000. Un altro elemento da considerare, ha proseguito l’esperto, è che “mentre in Italia stiamo vedendo segni di rallentamento, l’epidemia sta accelerando negli altri Paesi europei”.

Nei prossimi giorni l’onda potrebbe arrivare negli Stati Uniti. Nel frattempo si continua a puntare sull’importanza dei comportamenti individuali: “Speriamo che gli stessi dati aiutino a orientare i comportamenti di tutti e a capire meglio la situazione”, ha rilevato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro.

I dati sulla diffusione dell’infezione nei giovani spingono a rivolgersi soprattutto a questa fascia della popolazione così come alle aree meno colpite: “Se si terranno comportamenti non coerenti con le indicazioni, sarà molto difficile riuscire a modificare le curve: i nostri comportamenti sono veramente l’elemento decisivo”, ha detto ancora Brusaferro.

Gli effetti delle misure restrittive, ha aggiunto, non saranno istantanei, ma “coerenti con i tempi di incubazione, che raggiungono 14 giorni e che raggiungono il valore più frequente in cinque giorni”. Tuttavia “se rispetteremo le regole vedremo le curve appiattirsi: questo significherà dare la possibilità a chi si ammala e necessita di un supporto ventilatorio di poterlo ricevere nel miglior modo possibile”.

Due ricerche pubblicate sulla rivista The Lancet indicano intanto che i nuovi focolai epidemici possono essere domati in meno di tre mesi se i malati vengono isolati tempestivamente e se i casi nascosti vengono scoperti tracciando in maniera efficace i contatti dei contagiati.

La guardia deve essere mantenuta alta anche a livello nazionale, perché allentare precocemente le misure di distanziamento sociale potrebbe significare avere un nuovo picco di contagi in autunno. In particolare la ricerca condotta dalla Scuola di igiene e medicina tropicale di Londra indica che per controllare i nuovi focolai di Covid-19 bisognerebbe tracciare almeno il 70% dei contatti dei contagiati.

Indica che abbassare la guardia è rischioso lo studio dell’Università di Oxford: se le misure di distanziamento sociale vengono allentate dopo pochi mesi per dare respiro all’economia, il rischio è che si ripresentino nuovi picchi di contagio in autunno.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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