Ocse, migliora il benessere ma forti disuguaglianze

Senza tetto e mendicanti che chiedono elemosina sotto i portici nelle vie del centro di Torino
Senza tetto e mendicanti che chiedono elemosina sotto i portici nelle vie del centro di Torino, 22 agosto 2019 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – L’Ocse registra insicurezza, un senso di disconnessione e di disperazione che si diffondono in parti della popolazione, tagliate fuori dai progressi che ci sono stati nella qualità della vita. Non sono solo le persone che vivono in povertà relativa – una quota che raggiunge il 14% della popolazione in Italia e il 12% nella media dei 35 paesi Ocse – ma le tante che fanno fatica ad arrivare a fine mese, che hanno perso i rapporti con amici e parenti e non hanno fiducia nelle istituzioni. Pesano l’insicurezza finanziaria, le disuguaglianze e le fratture sociali.

Secondo il rapporto “How’s life? 2020”, il 27% delle persone, in Italia, sarebbe a rischio di povertà se perdesse tre mesi di stipendio. L’8% della popolazione dice di essere “poco soddisfatto” dalla propria vita e altrettanti dichiarano di non avere amici o familiari a cui rivolgersi in caso di bisogno. Così c’è il rischio di trovarsi da soli di fronte a un mercato del lavoro sempre più insicuro.

In questo, l’Italia è in controtendenza rispetto alla media dei paesi dell’Organizzazione. Tra il 2010 e il 2018, ha visto un aumento della disoccupazione di lunga durata e un calo delle retribuzioni reali di circa 1.300 dollari l’anno, mentre nell’area Ocse queste salivano di 2.700 dollari. Inoltre, in Italia, è aumentato il tasso di insicurezza, cioè la probabilità di perdere il posto e rimanere senza reddito, fino all’8,6%, nel 2016. Hanno livelli più alti solo quattro paesi: Grecia, Spagna, Turchia e Slovacchia.

“I poteri pubblici devono adottare delle misure per proteggere i più vulnerabili, sia sul piano sanitario sia in termini di vulnerabilità finanziaria”, ha osservato il segretario generale dell’Ocse, Miguel Angel Gurria, che ha parlato pure dell’emergenza Coronavirus come di una “minaccia per il nostro benessere”.

Ci sono comunque stati progressi, negli anni Dieci, che portano l’Organizzazione a vedere un miglioramento complessivo. Questi spaziano dall’aumento della speranza di vita (fino a oltre 80 anni, 14 mesi in più rispetto al 2010) e dal tasso di omicidi, calato di quasi un terzo, alla crescita dei redditi e dell’occupazione (saliti entrambi di 5 punti).

Ma anche queste conquiste sono a rischio, per l’Ocse, anche a causa della crisi climatica e di una società divisa che indebolisce la democrazia.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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