Intesa Putin-Erdogan su Idlib: stop a crisi profughi

Bimbi siriani guardano la cittá di Idlib al confine con la Turchia.
Bimbi siriani guardano la cittá di Idlib al confine con la Turchia. (ANSA-AFP/ Bakr ALKASEM)

MOSCA.  – Cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte, corridoio di sicurezza di sei chilometri, a nord e a sud, lungo la cruciale autostrada M4 che corre tra Latakia e Aleppo nei pressi di Saraqib, con in aggiunta pattugliamenti congiunti russo-turchi a partire dal 15 marzo. Questi i risultati tangibili dei negoziati-fiume (oltre sei ore) fra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin al Cremlino per alleviare la crisi in corso a Idlib.

Un incontro definito “storico” dal sultano ma che, stringi stringi, rischia solo di rimandare a data da destinarsi la resa dei conti fra Ankara e Mosca.

Lo zar, dal canto suo, ha elogiato una volta di più i buoni rapporti fra Russia e Turchia e, pur sottolineando che “non sempre concordiamo su tutto”, quando il momento “si fa critico” i due Paesi sono “sempre in grado di trovare un’intesa comune e arrivare a una soluzione”. “Lo abbiamo fatto anche oggi”, ha detto Putin. Che poi ha, per così dire, portato acqua al suo mulino. Ovvero ha incassato l’ennesima assicurazione al rispetto della “sovranità e integrità” della Siria e alla lotta contro “i gruppi terroristici”, che dall’inizio dell’anno hanno lanciato ben “15 attacchi missilistici” contro la base russa a Khmeimim.

Putin inoltre ha calcato la mano sulla necessità di proteggere la popolazione civile. “Esprimo l’auspicio che questi accordi servano da buona base per porre fine alle ostilità nella zona di Idlib, pongano fine alle sofferenze della popolazione civile e alla crescente crisi umanitaria, e creino le condizioni per continuare il processo di pace in Siria”.

L’accenno rispecchia probabilmente il giro di consultazioni internazionali avuto da Putin prima del summit con Erdogan, non ultimo con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel (dedicato principalmente alla crisi umanitaria in corso lungo la frontiera fra Grecia e Turchia). Ankara, giusto stamani, aveva promesso di inviare mille agenti delle forze speciali “per evitare i respingimenti” dei migranti da parte delle guardie di frontiera di Atene.

Ora, stando all’accordo, la fase più acuta della crisi dovrebbe rientrare e dare respiro a quel milione di sfollati siriani, per lo più donne e bambini, che secondo l’Onu sono stati travolti dallo scontro tra fazioni nell’area di Idlib (numeri però che Mosca contesta e ridimensiona).

Che l’intesa sia precaria lo si capisce però dai toni usati da Erdogan nel corso delle sue dichiarazioni. “Le forze del regime siriano hanno violato gli accordi e gli abitanti di Idlib sono scappati: Assad vuole spazzare via i civili in quella regione e noi non staremo a guardare”, ha tuonato.

La Turchia, ha messo in guardia, “si riserva il diritto di rispondere a qualsiasi attacco da parte del regime siriano con le proprie forze”. Insomma, ognuno è chiamato ora a “trattenere i propri cani” e rimettere ordine nel cortile. Il punto è che, stando a molteplici analisti e osservatori, gli interessi di Mosca e Ankara in Siria sono sempre più divergenti.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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