Italiani a Londra, dilaga la paura del rientro

Persone con la mascherina alla metropolitana di Londra.
Persone con la mascherina alla metropolitana di Londra. (ANSA-EPA/ANDY RAIN)

 LONDRA.  – Alcuni sono già auto-isolati in casa, costretti alla quarantena dai “suggerimenti” della autorità o dalle disposizioni della rispettive aziende. Molti altri cercano di sfuggire alla stessa morsa limitando al minimo i viaggi e soprattutto i rimpatri verso la Penisola, regioni del nord in testa. É il destino di tanti italiani all’estero al tempo del coronavirus: esemplificato perfettamente dal caso di Londra, cuore pulsante di una delle grandi comunità di connazionali sparse nel mondo, dove il Covid-19 poté più della Brexit.

Nel Regno Unito le indicazioni generali, confermate proprio oggi dal Foreign Office, sono quelle della quarantena a domicilio obbligatoria – sintomi o non sintomi – per chiunque rientri oltre Manica da uno dei 12 Comuni della Lombardia e del Veneto in lockdown. Ma anche di un isolamento di due settimane in presenza del più lieve e generico sintomo influenzale per chi vi sbarchi dall’intera Italia settentrionale, a nord di Firenze.

Limitazioni precauzionali che qualcuno sta già scontando. E a cui altri intendono sfuggire, senza contare coloro che si sono visti cancellare i voli a causa della stretta imposta da molte compagnie. Igino, consulente finanziario di Salerno, racconta all’ANSA d’esser stato mandato a casa dai responsabili delle risorse umane dalla società per cui lavora alla City solo per aver ospitato nel weekend due figlie, che vivono con l’ex moglie in Italia, una della quali raffreddata; e Giovanni, avvocato d’affari di Rovigo, d’essere stato congedato per 14 giorni dallo studio londinese di cui è partner dopo essere tornato, senza sintomi di sorta, da una settimana bianca a Folgaria, con la possibilità di lavorare per ora “solo al telefono o via Skype”: l’uno e l’altro sulla base di cautele maggiori rispetto a quelle raccomandate dalle autorità governative del Regno.

Per evitare la medesima sorte, Andrea Giannotti, altro consulente aziendale attirato in questi anni dalle opportunità e dalla mobilità di Londra, sottolinea d’aver appena “rinviato un previsto ritorno in Italia. Più per la paura di essere messo in quarantena una volta a Londra che per l’allerta sanitaria nel nostro Paese”.

“Se posso esprimere la mia opinione su ciò che accade – aggiunge – trovo ingiustificato gettare intere nazioni in recessione e ridurre le libertà individuali come si sta facendo”. “Ho dovuto rivedere in parte i miei programmi di viaggio in Italia – fa eco Stefania Bochicchio, co-direttrice UK dell’International Theatre Institute -, non tanto perché sia allarmata dalla situazione da noi, più che altro per il rischiodi finire in quarantena al rientro qui.

Anche perché le indicazioni delle autorità sanitarie inglesi potrebbero cambiare con l’aggravarsi della diffusione del virus. Quanto al mio lavoro di organizzatrice di eventi teatrali e cinematografici italiani nella capitale britannica, non ho notato peraltro un calo di prenotazioni, gli show continuano ad essere sold-out. Ma bisogna vedere cosa accadrà nei prossimi giorni e settimane”.

Esperienze analoghe vengono raccontate da Roberto Birolini, bresciano, informatico, e da Gianni Nunnari, che lavora in una banca d’affari. Birolini, che in Italia ha progettato di tornare definitivamente dopo un periodo londinese e dopo essere stato assunto di recente da un’azienda di Milano per un lavoro che dovrebbe iniziare dopo Pasqua, ha accantonato per ora l’idea di un sopralluogo a marzo per cercare casa nel capoluogo lombardo; mentre Nunnari ha rinunciato “a una serie di appuntamenti di lavoro a Roma”, dove prevedeva “di restare almeno tre giorni per incontrare potenziali clienti investitori”.

 “Ho una bambina piccola – nota – e non voglio esporla anche solo indirettamente a contagi. Senza sottovalutare che l’Italia è vista al momento dall’osservatorio di Londra come l’epicentro europeo di questa epidemia: tant’è vero che invece da Cipro sono rientrato la settimana scorsa senz’alcun problema”. La soluzione? In qualche misura Nunnari prova a ovviare con le conference-call, ma diversi appuntamenti sono stati semplicemente rinviati a data da destinarsi. “E la mia vera preoccupazione – chiosa – è per un prossimo viaggio a Dubai, dove le misure sono decisamente più restrittive: temo di non poter neppure entrare”.

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